Dura giornata ieri per i ricoveri in rianimazione a causa del Covid19. Ieri ci sono stati diversi ricoveri che  porterebbero a 12 il numero complessivo di persone che si trovano nei reparti. Hanno tutti una età di circa 40 anni.

Si trovano in otto nella rianimazione dell’ospedale Cervello e in 4 si troverebbero al Civico.

“Al momento all’ospedale Civico – dice, però, il direttore generale dell’azienda sanitaria Roberto Colletti – non ci sono ricoverati Covid19 in rianimazione. Se i posti all’ospedale Cervello dovresseroo esaurirsi noi saremmo pronti ad accogliere i pazienti”.

Una situazione che comunque adesso rende un po’ più complicata la disponibilità dei posti letto nei reparti di  rianimazione  e che inizia a creare qualche apprensione tra i sanitari.

I casi gravi da Covid in città iniziano a crescere e considerato che siamo solo ai primi di settembre la situazione non fa ben sperare.

Per questo motivo oltre ad attivare il reparto Covid del Cervello alcuni sanitari pressano in assessorato per mettere in funziona anche la struttura dell’Imi che era stata presentata in piena pandemia come una possibile soluzione al ricovero dei casi gravi.

Ieri è stata una giornata davvero difficile con diversi casi. Oltre al magistrato, ai dipendenti della Rap, all’ausiliaria nella scuola Danilo Dolci, al paziente della Clinica Candela, ai casi in provincia tra Bagheria, Montelepre, Partinico e Campofelice di Roccella c’è anche una dipendente della Msc in servizio sulla nave da Crociera Grandiosa.

La donna israeliana è stata trovata positiva ma è asintomatica ed è stata portata al San Paolo Palace, struttura Covid a Palermo.

La diagnosi è arrivata alla fine di un lungo protocollo sanitario che, fanno sapere dalla Msc, “rende le nostre imbarcazioni luoghi di totale sicurezza: i dipendenti, se si tratta di personale straniero, effettuano il tampone poco prima di partire dal Paese di origine, poi, prima di salire a bordo, effettuano un secondo esame, e se il controllo dà esito negativo, salgono sulla nave ma vanno subito in quarantena nei propri alloggi per 14 giorni. Finito l’isolamento, prima di uscire dalla cabina vengono sottoposti a un terzo tampone, rapido”, che nel giro di poche ore, come accaduto ieri alla cittadina israeliana, conferma o ribalta la diagnosi iniziale.

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