“C’è una stabilizzazione del numero dei casi positivi ma i decessi sono sempre tanti e questo non è un dato rassicurante. C’è poi un abbassamento dell’età delle persone che si ammalano. Oggi siamo con una media intorno ai 70 anni fra ricoverati ma è in calo e abbiamo diversi casi di persone più giovani”

A parlare è Gianni Rezza il direttore della Prevenzione del ministero della Salute. Se l’epidemia da segnalidi lieve frenata nel contagio ci sono da prendere in esame tanti altri fattori che rendono la situazione complessa nel Paese.

“La situazione è sostanzialmente stabile – ha detto Rezza – mi sembra che la tendenza sia quella ad un certo appiattimento delle curva dei casi cui corrisponde una stabilizzazione dei nuovi positivi. La Lombardia e la  Campania sono le regioni più popolose con un maggior numero dei casi. Il Piemonte è la seconda regione più colpita, seguono Veneto e Lazio”.

Fra le Regioni maggiormente colpite non c’è la Sicilia e contrariamente alla vulgata anche nell’isola la curva tende all’appiattimento. Dopo giorni di calo, però, torna a salire in tutto il Paese l’incidenza dei positivi rispetto al numero di tamponi effettuati nelle ultime 24 ore: è del 15,6% mentre il dato precedente era del 14,4%. I tamponi effettuati nell’ultimo giorno sono stati 238.077 circa 12mila in meno e con l’avvicinarsi del fine settimana ci sarà una nuova contrazione.

L’analisi di Rezza va oltre e spiega “Il dato saliente di questa settimana riguarda, però, l’aumento delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva. Anche se l’indice Rt è sceso a 1,2 , il che vuol dire che si sta registrando un primo effetto degli interventi che sono stati messi in atto, l’incidenza è ancora elevata e supera 730 casi per 100mila abitanti. Ciò indica che bisogna continuare a prendere delle precauzioni e naturalmente le norme in vigore devono restare ancora valide”.

“Se da una parte possiamo vedere uno spiraglio grazie alle misure in atto, che devono continuare ad essere implementate, dall’altro lato dobbiamo tener duro perchè indici di occupazione delle terapie intensive non sono positivi e questa situazione può durare anche a lungo nonostante l’abbassamento dell’Rt”.

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