Essere costretti ad intraprendere un’azione legale per ottenere un diritto, che come tale, dovrebbe essere garantito e riconosciuto senza ulteriori richieste ed insistenze da parte dell’interessato. Ma quando non si ottiene risposta non c’è altro da fare, desolante però è che l’interlocutore ‘silente’ sia una istituzione.

Immaginate di aver bisogno di aiuto per svolgere qualsiasi attività necessaria alla sopravvivenza: dal prendere un bicchiere d’acqua allo sbrigare una commissione fuori casa. Chi è impossibilitato a fare tutto questo e molto altro, deve affidarsi a qualcuno che diventi, all’occorrenza, le sue mani ed i suoi piedi, 24 ore su 24.

E’ la condizione in cui si trova a vivere Giovanni Cupidi, statistico 39enne di Misilmeri: delle sue battaglie BlogSicilia vi ha parlato più volte. Giovanni dal 1991 è affetto da tetraplegia, in pratica è paralizzato dal collo in giù. Necessita che qualcuno, durante tutte le ore del giorno e della notte, stia al suo fianco per assisterlo nel soddisfacimento dei suoi bisogni, sempre ed in ogni momento. Non a caso Giovanni è stato qualificato come soggetto portatore di handicap grave ai sensi della legge 104 del 1992.

L’assistenza continuativa però, per Giovanni, è solo un miraggio nel deserto dell’indifferenza ed inefficienza delle istituzioni. Attualmente il giovane usufruisce solo di 30 ore settimanali di assistenza, domenica e festivi esclusi (come se in certi giorni le sue esigenze venissero meno) ‘pagate’ dall’assessorato regionale alla Famiglia ed alle Politiche sociali. Il programma di cui beneficia Giovanni scadrà il 24 gennaio, e lui si ritroverà dunque ad avere una sola ora di assistenza al giorno del Fna (Fondo nazionale Autosufficienza). Avete capito bene, una sola ora.

Il buon senso indurrebbe a pensare che il programma di assistenza di Giovanni venga, date le sue condizioni, rinnovato automaticamente. Non è affatto così. Perché Giovanni sollecita l’assessorato da tempo a rispondergli, cosa che non è mai accaduta. Non sono bastate infatti le numerose telefonate, le richieste di convocazione, la petizione lanciata lo scorso marzo su change.org firmata da 21.600 sostenitori, l’intervento delle telecamere di Striscia La Notizia. Niente, dall’assessorato tutto tace.

Per questo motivo i legali di Giovanni, Alberto Marolda e Andrea Maisano, hanno inviato nei giorni scorsi due atti stragiudiziali tramite PEC all’assessorato alla Famiglia ed alle Politiche sociali, al Garante per la Disabilità, al Comune di Misilmeri e all’ASP di Palermo nei quali si intima l’assessorato affinché, con la massima urgenza, intraprenda ogni azione o iniziativa occorrente a prorogare ed implementare le misure di assistenza sociale domiciliare che gli spetta.

“Io non mi arrendo e non posso mollare. Nessuno dei soggetti interpellati – racconta Giovanni a BlogSicilia – ha mai ritenuto opportuno contattarmi. Adesso la legge prevede che entro 30 giorni mi venga data una risposta”.
Giovanni ha diffidato l’assessorato, perché, come si legge nell’atto stilato dagli avvocati, “l’imminente scadenza del programma, configura un concreto rischio per la salute e la sicurezza del Dr. Cupidi, esponendolo ad un obiettivo stato di pericolo, stante il venir meno di quella assistenza minima tesa ad assicurare primarie funzioni di sopravvivenza”.

Il termine delle 30 ore di assistenza, seppur carenti, rappresenta per Giovanni un dramma. Perché, è bene ricordarlo, sinora ha dovuto supplire per conto proprio all’assistenza h24, pagando di tasca sua operatori sanitari e badanti la cui opera per quanto preziosa, non è sufficiente. Per spostare Giovanni dal letto alla carrozzina e viceversa, o per garantirgli l’igiene personale quotidiana, spesso due persone non bastano: servono forza fisica e conoscenza delle corrette prese e posture che Giovanni deve assumere per non danneggiare il proprio corpo. Alle criticità esposte supplisce, per quanto possibile, la dolce mamma Erina, che da 25 anni lo segue ininterrottamente.

Per vivere in maniera dignitosa, Giovanni deve fronteggiare un esborso economico non indifferente.
Spese continue che non potrà sostenere ancora a lungo. E poi, per dirla tutta, e sino a prova contraria, per il diritto alla salute ed al benessere, non si dovrebbe pagare, e tanto meno con soldi propri.
Giovanni attende di sapere cosa ne sarà del proprio futuro “con grande stress”. E non esiste commento più calzante. Come se una persona con disabilità non avesse già parecchie limitazioni e fonti di preoccupazione.
Lo statistico non nasconde la delusione e la frustrazione. Anche perché la ‘storia’ delle 30 ore settimanali a rischio, è quantomeno singolare.

“Il provvedimento doveva entrare in vigore a maggio 2015 – spiega Giovanni – ma ho potuto usufruirne solo dal gennaio 2016. Tra l’altro, doveva essere una misura integrativa che poi è diventata del tutto suppletiva. Mi era stato detto cioè che avrei avuto altre misure di sostegno, così non è stato. E infine, le 30 ore mi sono state concesse solo dopo una broncopolmonite ed una crisi di soffocamento con intervento del 118. Ovvero soltanto quando nuovi referti medici hanno messo nero su bianco la gravità delle mie condizioni di salute, nonostante la tetraplegia già esistente”.

Eppure il caso di Giovanni è ben noto al mondo politico. Lo scorso maggio il M5S ha presentato una interrogazione all’Ars, #DiventeràBellissima ha rivolto un accorato appello al governatore Crocetta e all’assessore.
Giovanni si sente “cinicamente abbandonato”.  Intanto la sua petizione – sostenuta anche da personaggi pubblici come Lorenzo Cherubini e Ficarra e Picone – ed i suoi appelli sui social network continuano a ricevere quotidianamente migliaia di condivisioni e like.

Ieri un utente di facebook ha interpellato l’assessore regionale alla Famiglia e Politiche sociali, Gianluca Micciché, chiedendo pubblicamente che venga prestata attenzione alla situazione di Giovanni. “Capisco che facebook – scrive l’utente all’assessore – non è il luogo adatto per questo tipo di dibattito ma un suo cenno di riscontro sarebbe importante”.

Il ‘cenno’ da Miccichè è arrivato, ancora a mezzo facebook. Un telegrafico “Ok”. Che ci auguriamo equivalga ad un sincero intento di interessamento.
Naturalmente restiamo in attesa di una risposta più esauriente…

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