E’ il giorno della commemorazione di Libero Grassi, l’imprenditore che non si è piegato alle richieste di pizzo di cosa nostra. Le ha denunciate pubblicamente e ha pagato con la vita questo gesto di coraggio.

Libero Grassi ha onorato fino alla sua tragica fine avvenuta per volontà mafiosa il 29 agosto di ventinove anni fa.

Anche se, quando si rievoca la sua storia, spesso ci si dimentica che la sua fine fu provocata anche dalla solitudine e dall’isolamento a cui fu relegato da istituzioni, colleghi e cittadini.

Oggi alle 7.45 la commemorazione per il XXIX anniversario della morte in via Vittorio Alfieri, luogo dell’agguato, dove la cittadinanza è invitata a portare «Un fiore in ricordo di Libero Grassi».

Addiopizzo e la famiglia Grassi promuovono una giornata di iniziative, tra Palermo e Bagheria, per ricordare l’imprenditore e Pina Maisano, la moglie sempre al suo fianco. Alle 10.30 ci si sposterà in piazza Verdone, a Bagheria: sarà il tempo del consumo critico, «Pago chi non paga al Cafè Verdone» a sostegno dei ragazzi del cafè bagherese che si sono opposti al racket del pizzo. A giorni si riaprirà il processo e i titolari sono tornati a lavorare grazie ai tanti concittadini che hanno ricominciato a frequentare il locale.

Alle 14.30, si rientra a Palermo, al porto della Cala, dove si svolgerà la quinta edizione di «Vela per l’inclusione sociale» con i ragazzi di piazza Magione che usciranno in barca a vela accompagnati da Addiopizzo e dalla Lega navale italiana e saliranno a bordo di Azimut, il due alberi lungo oltre dodici metri, sequestrato dalla Guardia di finanza in seguito a un’operazione di lotta all’immigrazione clandestina. La traversata si concluderà alle 18 circa all’Acqua dei Corsari, proprio davanti al parco intitolato già dal 2013 (e ancora in attesa di bonifica) all’imprenditore assassinato a pochi passi dal portone di casa con quattro colpi di pistola alle spalle.

All’arrivo, l’associazione «Parco Libero», presieduta da Alice Grassi (e nata «dalla volontà di un comitato spontaneo di cittadini che ha scelto di farsi promotore e attenta sentinella dell’area urbana abbandonata al degrado») lancerà un workshop internazionale di progettazione sul parco che, il prossimo anno, vedrà il coinvolgimento di diversi soggetti tra cui l’Università di Palermo, la comunità scientifica di architettura del paesaggio e la comunità locale. La scommessa è che il parco che verrà, finita la bonifica, ovvero non prima della fine del 2021 se il crono programma verrà rispettato, «non torni ad essere terra di nessuno ma venga aperto alla pubblica fruizione diventando laboratorio di innovazione sociale e motore di sviluppo economico».

Il progetto prevede un’area multifunzionale: uno spazio per bambini, un’area all’aperto al mattino a disposizione delle scuole e poi la messa a punto del teatro che già esiste, aree ristoro e pic-nic, un’area di sgambatura per cani. E poi il mare che è proprio lì di fronte per fare vela e canottaggio.

Con un altro nome il «Parco» avrebbe lo stesso significato? No, perché bisogna ridare dignità a quel territorio, liberarlo dal malaffare e dai rifiuti illeciti che lo hanno caratterizzato per decenni. Solo allora, sarà davvero Libero di nome e di fatto.

Ma d strada ancora ce n’é tanta. «Colpito duramente dalle denunce sempre più frequenti – spiega il prefetto Annapaola Porzio, commissario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, oggi in città per le commemorazioni in onore di Libero Grassi – il racket trova nuova aggressività nella falsa solidarietà dell’assistenzialismo senza regole, travestita spesso da moderna consulenza per l’ottenimento più agevole anche dei benefici garantiti dallo Stato». E aggiunge il commissario.

«Sono in tanti gli imprenditori che trovano le energie per dire no e intraprendere un cammino di libertà di impresa autentico. Il problema è la mutazione del metodo: durate il lockdown e ancora adesso, la criminalità organizzata cerca di riprendere quota e potere reputazionale, cioè senso di fiducia e vicinanza, sfruttando la propria disinvoltura e la grande liquidità per garantire appoggio durante questa pesante crisi. Le forze di polizia ci informano puntualmente: c’è chi si fa persino aiutare dagli ‘amici’ per agguantare con una presunta maggiore facilità i benefici di Stato. Un assistenzialismo diffuso che parte dal semplice pacco della spesa e alla fine approda dove sappiamo, al momento nel quale la mafia batte cassa. Allora spenderà quel potere e sarà tremendo».

L’ultimo dato sconfortante. “In rapporto al numero di denunce, non decollano le istanze per il sostegno economico. Chi denuncia riceve un ristoro composito, danno subìto più lucro cessante, cioè guadagno mancato. Abbiamo liquidato in costanza della pandemia 16 milioni di euro per pratiche passate, il limite massimo per impresa può arrivare a tre milioni nei casi più gravi. Rilanceremo i progetti Pon. I soldi ci sono, la solidarietà pure, gli imprenditori devono crederci».

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