È morto oggi all’età di 83 anni il boss Bernardo Provenzano. Malato da tempo, i suoi legali avevano più volte chiesto che venisse posto agli arresti ospedalieri o comunque venisse attenuato il regime di carcere duro 41 bis per effetto proprio della sua malattia.

Capo di Cosa Nostra fin dal 1993 ovvero dall’arresto di Riina, già uno dei tre triumviri alla guida della mafia siciliana anche prima, boss corleonese rimasto latitante per 43 anni, Provenzano è morto in ospedale a Milano. le condizioni di salute del boss da quasi due anni erano considerate gravi tanto che il suo avvocato, Rosalba Di Gregorio, aveva chiesto la sospensione della pane mai accordata, e la revoca del carcere duro, il 41 bis, anch’essa mai accordata (leggi quando Provenzano voleva pentirsi, ombre sinistre sulla gestione del boss)

Provenzano non partecipava più ai suoi processi già da aprile del 2015 quando i giudici accertarono una grave carenza cognitiva e periodici periodi di sonno involontario e assenza mentale. Tutti i processi a suo carico sono stati, nel tempo, rinviati di volta in volta, fino ad oggi quando Provenzano ha smesso di vivere.

La primula rossa Provenzano venne arrestato in un casolare di Corleone non distante dalla sua abitazione l’11 aprile del 2006. E’ rimasto al 41 bis in carcere per 8 anni fino al 9 aprile 2014 quando venne ricoverato, sempre in regime carcerario, all’ospedale San Paolo di Milano proveniente dal centro clinico carcerario di Parma. Lì è rimasto fino alla morte avvenuta oggi

L’inizio del declino della salute di Provenzano avvenne in seguito ad una caduta nel carcere di Parma. “Per me Provenzano è morto quel giorno – ha commentato l’avvocato Rosalba Di Gregorio che lo assisteva. Da allora il 41 bis – ha detto polemicamente la de Gregorio – è stato applicato ai parenti che non potevano vederlo non a lui che non capiva più

Già un anno fa e oltre, nell’aprile del 2015, la corte accertò un “Grave stato di decadimento cognitivo, lunghi periodi di sonno, rare parole di senso compiuto, eloquio assolutamente incomprensibile, quadro neurologico in progressivo, anche se lento, peggioramento”

A certificare questa situazione fu una perizia dei medici sempre dell’ospedale San Paolo di Milano. Già allora periodicamente il gup chiedeva all’ospedale una rivalutazione della diagnosi delle condizioni cliniche del detenuto per poi rinviare l’udienza.

Il. 41 bis, però, non fu mai revocato neanche durante il lungo periodo di arresti ospedalieri perchè necessario anche per la sua sicurezza secondo i giudici