Correre nella natura più selvaggia per una settimana di fila anche fino ad superare i trecento chilometri con tanto di zaino sulle spalle, niente orologio al polso, niente musica nelle orecchie e acqua razionata tanto da “poterti fare una doccia con appena due tazze da tè”.

Luisa Balsamo, ultramaratoneta palermitana, soprannominata ‘La regina del deserto’ con le ali ai piedi c’è proprio nata, e a decretarlo è la sua sostanziosa carriera sportiva che inizia nel ’93 e conta una ventina di maratone su strada (vince a Palermo quella del 2005), mentre da 15 anni corre per gare che durano anche sette giorni – le ultramaratone appunto -, dal deserto del Marocco a quello del Cile, dalle vette del Tor Des Geants (conquistate per 4 volte) alla Patagonia e poi nel 2015 suo è il podio femminile nella TransOmania (300km), mentre nel 2017 è sesta classificata femminile nella Racing the Planet in Patagonia.

Prossima avventura il Tor Des Geants (il giro dei Giganti in Val D’Aosta), 330 km con 24 mila metri di dislivello positivo con partenza domenica 9 settembre e arrivo entro il sabato successivo. A disposizione sette basi vita in cui rifocillarsi e una serie di rifugi, il suo ‘tempo’ è di 117 km nelle prime 24 ore di corsa.

Che cosa si prova?: “Sicuramente – spiega l’atleta – scoprire te stessa a pieno contatto con la natura. Dal secondo giorno in poi perdi quasi la differenza che passa tra il giorno e la notte, entri in simbiosi con la natura e ti distacchi completamente dalla civiltà, dai rumori della città caotica, dalla tecnologia. Tutto questo ad un certo punto ti porta a raggiungere una sensazione di serenità pazzesca e ti rendi conto che in fondo nella vita hai bisogno di veramente poco, più aumenta la concentrazione e più ti lasci trasportare da quello che ti circonda”.

Dunque niente più contatti con la civiltà, con le persone che all’inizio di una gara come questa sono circa ottocento e alla fine si dimezzano. “In effetti è proprio così – continua la Balsamo -, perché mentre corri di tanto in tanto incontri queste famiglie straordinarie di piccoli e semplici villaggi che fanno il tifo per te, ti aprono la casa e ti offrono quello che ti serve, tu non te l’aspetti e cominci a riapprezzare i gesti semplici”.

Perché ‘estremo’, se di estremo si può parlare nelle tue gare? “C’è da distinguere – aggiunge – ,la fatica sportiva con la sofferenza che ti crei. Il fatto è che devi sapere quando fermarti, altrimenti arrivi ad un punto di non ritorno e questo non va bene. Quindi estremo sì, ma finchè il tuo corpo sta bene e tu hai con te il necessario per sopravvivere, altrimenti è una cosa che non ha senso, e nulla ha a che fare con lo sport”.

Chi diventa ultramaratoneta e che cosa significa? “Devi avere una predisposizione, insomma ci devi proprio nascere, ad un certo punto mentre corri per ore ed ore è come se andassi in trance, ti ritrovi in una situazione in cui sei tu e la natura e non riesci più a fermarti, vai avanti quasi per inerzia; ti rendi anche conto che nella società in cui viviamo c’è molto spreco, (lasciamo troppi rubinetti aperti, le luci di casa accese etc…) e che se volessimo veramente riusciremmo a vivere senza troppe cose, che il superfluo in fondo è completamente inutile, che gli agi sono belli, ma che in fondo non ne abbiamo bisogno per vivere, questo ti arricchisce e ti fa crescere moltissimo spiritualmente.
Infatti la cosa più bella che ti capita quando fai questo tipo di competizione sportiva è che ti cambia la vita in termini di grande crescita spirituale”.

Tra le sue più grandi soddisfazioni c’è la 5.30, giunta nel capoluogo siciliano alla quarta edizione. Si tratta di una gara di cinque chilometri e trenta dedicata a chi ama lo sport che parte un venerdì mattina, nel tragitto si cammina, si corre, si cammina a passo veloce, (poca importanza ha) in un percorso molto suggestivo, percorso che si snoda lungo tutto il centro storico di Palermo in gemellaggio con un’altra città italiana. Il primo anno i partecipanti erano 300, “oggi siamo arrivati a ben 1300, la prossima si svolgerà il prossimo 24 maggio in concomitanza con Milano”.

La Balsamo da due anni fa parte del Team Ferrino Woman, nato nel 2017, quando le quattro trail runner Ferrino decidono di affrontare insieme il Tor des Geants. “Una sfida complessa ed estenuante, che queste donne fronteggiano nonostante i loro background atletici differenti, èer comunicare al mondo la presenza di un team tutto al femminile in grado di raccontare il ‘lato rosa’ di imprese anche durissime come gli ultra trail e il Tor des Geants. Attraverso le nostre testimonianze – aggiunge – vogliamo far percepire al grande pubblico il lato umano e le motivazioni delle donne che affrontano una gara così dura, la stessa dove la percentuale delle atlete che completa il percorso è superiore a quella totale dei partecipanti che finiscono il Tor”.

E così attraverso le testimonianze di Alice, Scilla, Katia e Luisa scopriamo che gli elementi determinanti per tagliare il traguardo dei più grandi ultra trail del mondo sono costanza, abnegazione e resistenza, doti femminili al cento per cento.