A parlare è Fabio Cigna presidente della sezione degli arbitri di Palermo. In un momento in cui il tema della figura dell’arbitro è sempre più centrale nel mondo del calcio, è importante che i rappresentanti di questa categoria possano dire pubblicamente la loro opinione su più temi.

Ma intanto, come si diventa arbitri?: “Viene indetto un corso nazionale che poi viene distribuito sul territorio per le varie pronvince. Il corso comincia a ottobre ha una durata di un paio di mesi e alla fine se si supera l’esame si ottiene il tesserino”.

“A Palermo devo dire che non stiamo registrando un calo delle iscrizioni, tuttavia notiamo che c’è un turn-over superiore rispetto ad anni fa. Dopo un paio di anni già più del 50% li perdiamo. Il motivo? Secondo me non dipende tanto dall’AIA“.

“Io ritengo che sia soprattutto per un ambiente del calcio giovanile che è oggettivamente poco edificante. Molto spesso i giovani arbitri che cominciano all’incirca a 16 anni si ritrovano in ambienti che non li aiutano, per usare un eufemismo”.

“Poi ritengo sia un problema di carattere sociale: i ragazzi ormai sono abituati a confrontarsi poco con la vita di tutti i giorni e molto di più coi computer o con gli smartphone. Di conseguenza sono spesso poco preparati ad affrontare situazioni scomode. L’insieme di tutti questi fenomeno porta all’abbandono della professione”.

Cigna risponde ad una proposta: disporre degli incontri tra arbitri e giovani calciatori per far si che possa migliorare il rapporto e la cultura tra due soggetti protagonisti del mondo calcistico: “Con me sfondate una porta aperta – risponde il presidente a BlogSicilia.it -, perchè da anni promuovo questa iniziativa in federazione. Nei miei anni di presidenza qualche incontro c’è stato ma in occasioni sporadiche e non c’è una reale programmazione”.

“Io penso che i meeting migliorino il rapporto giocatore-arbitro. Quando ci parliamo e ci conosciamo va meglio rispetto a quando siamo dalle due parti opposte della barricata. Soprattutto con allenatori e capitani  per avere quello scambio di informazioni che consente un avvicinamento. I giocatori e le società il regolamento non lo conoscono affondo. Il calcio è lo sport piu importante in italia ma nonostante questo è uno dei pochi, in cui i protagonisti non conoscono le regole. Allo stesso tempo per noi sarebbe importante capire le dinamiche dei calciatori. Anche gli aspetti tattici potrebbero essere utili, è formazione e riusicremmo a capire tante cose l’uno dell’altro”.

“Purtroppo tutto ciò non è facile. Abbiamo provato a livello regionale a proporre una situazione del genere con società di Promozione ed Eccellenza ma si sono presentate solo cinque-sei squadre. Bisognerebbe fare un salto culturale veramente importante”.

Cambiamo tema, parliamo di aggressione agli arbitri: “Ben vengano i riflettori accesi su questo fenomeno. Oggi mi sento di dire che il problema è diminuito rispetto a diversi anni fa. Solo che prima nessuno ne parlava o lo sapeva, oggi invece i media ne discutono e sta venendo fuori questa piaga”.

Il lavoro fatto in questi anni da AIA e FIGC ha fatto si che questi episodi diminuiscano. Sono state inasprite le punizioni per tutti i soggetti e le società che commetono tali atti. Ma comunque voglio precisare che anche un solo arbitro aggredito per noi è un problema”.

“Non esiste che un ragazzino debba avere il terrore di scendere in campo perchè rischia di essere attaccato da qualcuno. Finchè anche un solo arbitro verrà aggredito per noi sarà una piaga da risolvere in qualche modo. E’ una cosa fuori dal mondo”.

“Per me hanno fatto bene nel Lazio a non mandare gli arbitri in campo per una giornata. Visto ciò che era successo (riferendosi all’aggressione ad un direttore di gara n.d.r.). La soluzione però non deve essere questa, ma è comunque un segnale per dire che noi non ci stiamo. Nel Lazio accadono 10 episodi all’anno di questo genere. Da noi 100 e non sospendiamo niente”.

Sempre sulle violenze agli arbitri: “Il problema più grande è che il 90% di queste aggressioni avviene non dal pubblico ma dai soggetti in campo: dirigenti e giocatori. Bisogna cominciare a prendere seri provvedimenti verso tutti i soggetti”.

“Se io do un pugno a qualcuno per strada, vengo denunciato. Nel calcio invece l’arbitro deve richiedere l’autorizzazione alla federazione. Invece dovrebbe essere un automatismo. Non ci si deve fermare alla squalifica ma dovrebbe essere come nella vita di tutti i giorni”.

Poi il grande quesito: gli arbitri per regolamento sono tenuti ad assicurarsi della presenza delle forze dell’ordine prima del calcio di inizio, oppure le società possono predisporre un servizio di sicurezza proprio. Allora perchè non si verifica?: “Il problema vero è che noi parliamo di un fenomeno del quale nemmeno dovremmo sentire. E’ mai capitato che un giocatore sia picchiato dall’arbitro? Parliamo di poliziotti per un evento sportivo, è questo il vero dramma”.

Passando a temi più “soft” chiediamo al presidente Cigna che momento sta vivendo la sezione di Palermo: “Noi stiamo attraversando un periodo d’oro. Saia qualche anno fa in Serie A e poi è arrivato Abisso che sta facendo la sua importante carriera e sono convinto che sia ancora in ascesa. Poi c’è Pillitteri in Serie B. Andrea Capone è assistente anche in cadetteria. Un periodo importante e l’augurio è che dietro di loro si formi un movimento, una scuola arbitrale palermitana che permetta a tutto il movimento di crescere. Oggi raccogliamo i frutti di un lavoro di dieci anni”.

Infine un commento sull’episodio recente dell’aggressione all’arbitro Lipari nel derby delle Madonie Geraci – Castelbuono: “Io su questo fatto non posso esprimere la mia opinione per un semplice fatto: non ho vissuto in prima persona l’accaduto, dunque non avrei gli elementi per parlare. A prescindere comunque, io sto sempre dalla parte dell’arbitro”.