I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno eseguito una misura cautelare in carcere, disposta dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Dda, nei confronti di 10 indagati accusati di estorsioni, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa denominata cosa nostra.

E’ il proseguo dell’operazione Talea dello scorso 5 dicembre con la quale si era dato un colpo ai vertici dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo,Tommaso Natale, con l’arresto di Maria Angela Di Trapani, moglie di Salvino Madonia, storico boss condannato all’ergastolo anche per l’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi.

Il giudice ha contestato agli indagati tre estorsioni ai danni di due esercizi commerciali ricostruite grazie alle successive collaborazioni e denunce delle vittime e la collaborazione del pentito Sergio Macaluso, esponente della famiglia mafiosa di Resuttana. Nel contrasto al fenomeno del racket ha avuto un importante ruolo l’associazione Addiopizzo, in un consolidato sistema di tutela e di supporto alle vittime di questo reato.

Otto dei destinatari sono già detenuti in carcere per mafia: si tratta di Pietro Salsiera e Giovanni Niosi arrestati nel blitz “Talea” di 11 mesi fa, di Giuseppe Fricano, Antonino Siragusa, Antonino Tarallo e Michele Pillitteri catturati nell’operazione “Apocalisse” del 2014, di Salvatore Di Maio in cella dal 2011 e di Mario Napoli preso l’anno prima. Due gli arrestati prelevati all’alba nelle loro abitazioni dai militari agli ordini del maggiore Dario Ferrara: si tratta di Antonino Cumbo e Carlo Giannusa.

Restano invece indagati a piede libero Sergio Napolitano, Luigi Siragusa, Corrado Spataro e Vincenzo Di Maio. Tutti a vario titolo sono accusati di tentata estorsione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.