“Palermo è una tra le città italiane che ha il numero più alto di clochard 2500 dicevano le statistiche di questi giorni, dopo la terribile vicenda di Marcello. Può una città occuparsi delle problematiche solo del centro storico? O si deva anche occupare delle periferie? Può un Comune avere solo pochissimi operatori per l’assistenza sociale o poche risorse per queste problematiche? Può una città che dovrebbe essere al città dove vivere la vita diventare una necropoli? Palermo, la nostra Palermo, la bella Palermo può ricca di vitalità essere attraversata da questi fenomeni come la mancanza di lavoro?”.
Lo ha detto nel corso dell’omelia padre Cesare Rattoballi che ha celebrato nella chiesa dell’Annunciazione del Signore i funerali di Marcello Cimino, il clochard dato alle fiamme da Giuseppe Pecoraro nel portico della Mensa di San Francesco. Alla celebrazione hanno preso parte l’ex moglie Iolanda e le due figlie.
Alla funzione ha preso parte il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giusto Catania. Al centro della chiesa la bara di Marcello Cimino con la foto, i fiori e la fascia del Palermo calcio.
“I raccoglitori del ferro, come Marcello, ripulivano la città dagli scarti di questi rifiuti – ha aggiunto padre Rattoballi – avendo deciso di proibirgli di raccoglierli perché non avevano la licenza. Giusto. Legittimo. Ma il legislatore si è chiesto se faccio questo divieto questa legge come questi uomini potranno vivere? Come potranno avere un pezzo di pane per sfamare le proprie famiglie? Perché non dare loro la licenza o creare una equipe che possa affiancarli? No sappiamo solo creare divieti e non sappiamo creare lavoro. Come altre categorie. I venditori ambulanti di frutta e verdura, i posteggiatori e chissà quante altre realtà lavorative potrebbero trovare uno sbocco lavorativo, ma vengono mortificati e penalizzati”.
E ha incalzato padre Rattoballi: “Palermo è alla fame. La regina francese poco prima della rivoluzione francese disse “Non hanno pane dategli le briosce”. Così fanno certi politici che invece di creare lavoro affamano il popolo. Si perché Marcello era un raccoglitore di ferro e un idraulico ma non poteva esercitare perché non c’è lavoro e non si crea lavoro. Però apprendiamo di notizie di politici corrotti che prendono tangenti e che non si occupano del bene comune e del popolo.
Ma meno male che c’è in questa città una solidarietà silenziosa. La Caritas diocesana che fa tanti per i nostri fratelli bisognosi. Ci sono tanti volontari che lavorano per i bisognosi. Le mense per i poveri. La nostra parrocchia l’annunciazione del Signore mediamente spende circa 10 mila euro in alimenti. Se messi insieme i contributo delle Caritas Parrocchiali superano sicuramente di quello del Comune di Palermo. Speriamo che l’epilogo di Marcello ci scuota a fare meglio per i poveri”.
Alla fine della celebrazione i tanti amici e parenti che si sono stretti alle figlie e alla ex moglie hanno voluto salutare Marcello nel cortile della chiesa con una canzone napoletana di uno dei beniamini del clochard.
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