Riciclavano i proventi degli affari criminali della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa.

La Guardia di Finanza di Prato, coordinata dalla Dda di Firenze, questa mattina ha eseguito 12 arresti, sei in carcere e sei ai domiciliari, con un totale di 60 indagati. Dieci degli arrestati sono originari di Palermo e provincia, due della Puglia. Sette sono residenti nel capoluogo siciliano, due a Prato, due a Campi Bisenzio (FI) ed uno a Sesto Fiorentino (FI).

I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, autoriciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché reati di intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona.

L‘operazione, denominata “Golden Wood”, ha portato al sequestro di 15 aziende, di decine di conti correnti e disponibilità finanziarie nonché a 120 perquisizioni domiciliari e locali. Gli indagati sono accusati di aver agevolato le attività della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo.

L’associazione, al fine riciclare denaro di provenienza illecita, ha creato e gestito, anche grazie a serie di prestanome, una galassia di imprese con sedi in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio in parte reali ed effettivamente operanti ed in parte di fatto inesistenti in quanto sprovviste di qualsiasi idonea struttura imprenditoriale. Tutte le aziende avevano come oggetto sociale il commercio di pallets.

Obiettivo primario era di riciclare i proventi della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo, al cui capo c’è Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, il figlio Francesco, considerato esponente di vertice del mandamento di Brancaccio, condannato  all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze.

Secondo le ricostruzioni delle Fiamme Gialle gli indagati si erano messi a completa disposizione del capo mafia di Corso dei Mille tanto da tanto da reperirgli nel 2017 un’abitazione e un telefono.

Il riciclaggio, secondo gli investigatori, ha riguardato anche i proventi dei reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, commessi sia nell’ambito dei rapporti tra le imprese gestite dal sodalizio che a favore di aziende ad esso estranee.  L’importo totale delle fatture false emesse ed utilizzate ammonta ad oltre 50 milioni di Euro. La contestazione dei reati di riciclaggio ed autoriciclaggio concerne, negli anni tra il 2015 ed il 2018, una somma complessiva di circa 40 milioni di Euro.

Tramite numerose ditte inesistenti, il denaro veniva versato su conti correnti opportunamente accesi, gestiti e svuotati per ostacolare l’identificazione della provenienza illecita.

Articoli correlati