I familiari del giudice Alfonso Giordano non invitati alle commemorazioni per il trentennale della strage di Capaci e il figlio scrive una lettera al papà su Facebook. L’avvocato Stefano Giordano appena qualche giorno fa aveva rilasciato una intervista esclusiva a BlogSicilia intervenendo nella stucchevole polemica fra mafia e politica

Alfonso Giordano, il padre, fu il presidente del maxiprocesso di Palermo che portò alla sbarra quasi 500 esponenti considerati vicini a Cosa nostra accusati di omicidi, traffico di stupefacenti, estorsioni, associazione mafiosa e altro. È scomparso nel luglio 2021 all’età di 92 anni.

“Nella fiera delle passerelle nessuno ti ha ricordato”

“Caro Papà, nella fiera delle passerelle nessuno ti ha ricordato, né ha fatto il tuo nome. Nessuno della tua famiglia è stato invitato, come se il maxiprocesso si fosse fatto da solo. So che tu lo sapevi, che era già ampiamente da noi previsto, che tu lo avevi già subito (evidentemente non si era trattato di un errore), che i tuoi “colleghi” ti hanno isolato e dimenticato da tempo” scrive su Facebook, il giorno dopo le commemorazioni per il trentennale delle stragi di mafia del 1992, proprio l’avvocato Stefano Giordano, figlio del giudice Alfonso Giordano che, nella Palermo degli anni Ottanta, fu l’unico magistrato ad accettare di dirigere la corte d’assise del primo grande processo alla mafia, il Maxiprocesso. Il giudice è morto il 12 luglio dell’anno scorso a 92 anni. “Hai fatto solo il tuo dovere – aggiunge – e questo non viene mai apprezzato per se stesso, se non, talvolta, dalla gente comune, e dal buon Dio”.

Tra febbraio 1986 e dicembre 1987 presidente maxi processo

Giordano tra il 10 febbraio 1986 e il 16 dicembre 1987 fu presidente del maxiprocesso a Cosa nostra, accettando l’incarico di condurre il dibattimento con 475 imputati scaturito dalle inchieste del pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La corte presieduta da Giordano con giudice a latere Pietro Grasso, poi presidente del Senato, concluse il processo superando anche gli ostacoli procedurali sollevati dai difensori degli imputati. Nei confronti dello stesso presidente venne avanzata la ricusazione. Il verdetto, emesso dopo una camera di consiglio durata 35 giorni, sancì condanne a 19 ergastoli e 2.665 anni di reclusione.

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