Benedetto Bacchi, imprenditore del settore scommesse e giochi, arrestato oggi a Palermo, guadagnava fiumi di denaro: secondo gli inquirenti fino a un milione di euro al mese.

A rendere noto il particolare emerso dall’inchiesta è il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. “Parte del denaro – spiega il procuratore – andava alle famiglie mafiose con cui Bacchi aveva stretto un vero e proprio accordo contrattuale. Le somme erano ripartite a seconda del volume d’affari dei punti scommesse distribuiti nelle varie aree di influenza mafiosa”.

Il procuratore aggiunto Salvo De Luca e i sostituti procuratori Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise si sono imbattuti in Bacchi indagando sul clan di Partinico.

E in particolare sul “cassiere” della famiglia, quel Francesco Nania – figlio e nipote di illustri mafiosi – che ha sempre viaggiato parecchio fra la Sicilia e gli Stati Uniti.

Il resto del guadagno Bacchi e il suo socio occulto, il boss Francesco Nania, andava reinvestito. “Nania aveva avviato una attività di import export di alimentari. – spiega Lo Voi – Bacchi, attraverso prestanomi si mette a studiare come reinvestire: compra terreni, immobili, finanziamenti imprese edilizie, imprese legate alle energie rinnovabili, ipotizza anche l’acquisto di testate giornalistiche: prima il Giornale di Sicilia, poi Livesicilia, ritenuto, si sente nelle intercettazioni, “più cool”.

Nessuna delle due iniziative va a compimento. Dall’inchiesta viene fuori che ci sarebbero stati contatti con Livesicilia l’anno scorso. “Chi in Livesicilia ha avuto contatti con Bacchi- spiega Lo Voi – non è coinvolto nelle indagini e non ha avuto alcun rapporto con la mafia”-

“Bacchi è un imprenditore che è entrato in società con i mafiosi e che, grazie al sostegno di cosa nostra, ha acquisito il monopolio del settore giochi e scommessi attraverso l’attivazione di moltissimi punti gioco.

Oltre alla Sicilia aveva esteso le sue attività anche nel resto d’Italia tramite l’apertura di circa 700 punti gioco complessivi. Siamo davanti a un imprenditore che cerca e ottiene l’aiuto della mafia per espandere la sua attività e di una mafia che trova interessante dal punto di vista economico investire per gli enormi utili raggiunti senza particolari rischi. E’ praticamente impossibile quantificare con esattezza i guadagni: da alcune stime si parla di un milione al mese”.

Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi a proposito dell’imprenditore Benedetto Bacchi arrestato per concorso in associazione mafiosa. Lo Voi ha anche ricordato uno studio recente della Banca d’Italia che segnalava che il settori giochi è oggetto di potenziali infiltrazioni della criminalità normalizzata per gli ingenti guadagni che muove. “L’Unità informazioni finanziarie – spiega il procuratore – chiedeva più controlli e scambi informativi tra le autorità specie per il carattere transfrontaliero dell’attività e lanciava l’allarme sulla gestione delle piattaforme illegali online con server in Paesi esteri”.

L’aveva pagata 500mila euro e il giorno dopo l’aveva messa in vendita per un milione e 300mila euro: aveva il senso degli affari l’imprenditore Benedetto Bacchi, arrestato oggi per concorso in associazione mafiosa. La villa era dell’ex calciatore del Palermo Giovanni Tedesco ed è tra i beni sequestrati dalla polizia. Nel corso dell’inchiesta, che ha ricostruito l’enorme impero economico di Bacchi, sono stati sequestrati 120mila euro in contanti, immobili e 9 società. Otto sono di giochi e scommessi, una di commercio alimentare ed era del socio occulto di Bacchi il boss Francesco Nania. Quattro delle società del settore giochi e scommesse erano a Malta. L’imprenditore aveva interessi anche in Sudafrica e altri paesi europei.

L’imprenditore Benedetto Bacchi, arrestato oggi per concorso in associazione mafiosa e riciclaggio, ha nominato come suo legale l’ex magistrato Antonio Ingroia che, lasciata la toga, esercita la professione di avvocato. Bacchi, secondo gli inquirenti, aveva stretto un accordo con le famiglie mafiose palermitane che gli avevano fatto acquisire una posizione di monopolio nel settore dei giochi e delle scommesse in cambio di diverse centinaia di migliaia di euro.

“Per questo – ha spiegato l’aggiunto Salvo De Luca, che ha coordinato l’inchiesta – nell’indagine contestiamo il reato di concorrenza sleale mediante minaccia”.

“La mafia non si è fatta imprenditrice, – ha spiegato – si è limitata a mettere il brand. Bacchi poteva dire di avere cosa nostra dietro. In realtà solo in un caso si è fatta chiudere una agenzia intestata a due fratelli, negli altri casi non c’era neppure bisogno delle pressioni mafiose. Si sapeva che il settore era di Bacchi”.

Dall’indagine emerge anche che Bacchi operava senza concessioni violando la normativa europea ed italiana sui giochi e le scommesse e incassava denaro contante, contrariamente a quanto prevede la legge che impone pagamenti elettronici e vieta i cash.

Scoperta anche una colossale elusione fiscale. Copia dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Bacchi sarà trasmessa ai Monopoli e dogane e all’agenzia delle entrate. Bacchi dichiarava redditi risibili. Nel 2015 ha sostenuto di aver guadagnato 150mila euro lordi, secondo gli inquirenti ne ricavava almeno un milione al mese.

“Con l’operazione Game Over siamo riusciti a chiudere il cerchio individuando figure che hanno gestito il business criminale. Lo specialista è Benedetto Bacchi, che guadagnava quasi un milione al mese, con l’appoggio e il sostegno della famiglia mafiosa di Partinico. In base ad un accordo solo una parte dei soldi finivano alla cosca. A Bacchi rimanevano tanti soldi che doveva riciclare grazie all’intervento di altre figure per lo più professionisti insospettabili”.

Lo ha detto il capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti nel corso della conferenza stampa sull’operazione Game over. “Ci siamo imbattuti nel corso delle indagini in un giro di soldi molto consistente. I soldi andavano riciclati – ha aggiunto – Ad esempio Bacchi ha cercato di investire una grossa quantità di denaro nell’acquisto di un grosso palazzo in costruzione di via del Bersagliere a Palermo.

Fa transitare lì circa 900 mila euro. Per questo utilizza un conto intestato allo zio della moglie, che ha una società che serve solo per fare entrate i soldi dai conti a Malta. I soldi vengono accreditati tramite la complicità di un commercialista e un bancario di Intesa San Paolo in un conto intestato ad un’altra società che legata all’imprenditore partinicese.

I due professionisti riescono a fare passare in questo modo 500 mila euro per finanziare l’investimento immobiliare. Sono svariati gli investimenti al centro dell’indagini come quello relativo al terreno su cui è stato realizzato il nuovo centro commerciale Lidl in viale Regione Siciliana di Palermo. Oltre a commercialisti e impiegati di banca Bacchi poteva contare su architetti che spuntati dal nulla diventavano imprenditori e costruttori”.