Erano loro a reggere le fila di Cosa Nostra. Due anziani “dall’illustre” passato che sono tornati alla ribalta. Mario Marchese 77 anni e Gregorio Agrigento di 81 anni.

A loro si rivolgevano imprenditori e commercianti quando trovavano l’attak nei lucchetti o la tanica di benzina dietro la saracinesca. Insieme a loro sono finiti in manette altri 62 boss e gregari dopo le lunghe indagini dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale.

Si è fatta luce su estorsioni, danneggiamenti, e la fervente attività delle cosche che nonostante i colpi assestati non sembrano subire crisi. Stanotte è scattato un blitz in grande stile disposto dal procuratore Francesco Lo Voi e dagli aggiunti Leonardo Agueci e Vittorio Teresi.

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Sono 62 le persone raggiunte da due ordinanze di custodia cautelare. Si tratta dei colonnelli e dei gregari che ruotavano attorno agli anziani padrini.

Mario Marchese era un fedelissimo di Stefano Bontate; poi durante la guerra di mafia tradì, come altri, e passò ai vincenti di Riina e Provenzano. Il premio fu lo scettro del comando.

Gregorio Agrigento, fratello di un boss ergastolano, è invece il rappresentante di una storica famiglia mafiosa della provincia (quella di San Cipirello) che da sempre è legata ai boss Brusca di San Giuseppe Jato.

E di San Giuseppe Jato Agrigento era diventato il capo mandamento. Marchese era tornato in libertà nel 2001. Al primo maxi processo era stato condannato in appello a 16 anni, fra i soliti sconti della giustizia italiana ne aveva scontati 12.

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