L’inchiesta ‘Sorella sanità‘ che ha svelato intrecci affaristici che starebbero dietro almeno quattro appalti della sanità dell’isola per un valore di 600 milioni di euro, ha coinvolto non solo il paladino della legalità Antonio Candela sulla cui figura si sono concentrate le attenzioni della stampa, ma anche una lunga serie di aziende adesso in amministrazione controllata.

La Finanza ha, infatti, sequestrato importi equivalenti alle tangenti che si suppone siano state pagate, ma ha anche notificato provvedimenti dell’autorità giudiziaria a molte aziende sanitarie coinvolte. e fra queste c’è la PFE, un vero e proprio colosso del settore il cui amministratore Salvatore Navarra, 47 anni di Caltanissetta, Presidente del consiglio di amministrazione è finito fra gli indagati.

E su facebook è comparsa una lettera aperta di oltre una trentina di dipendenti dell’azienda che esprimono la loro preoccupazione per il futuro. Una lettera molto lunga e a tratti che lascia sconvolti per alcune affermazioni forse premature ma che pone anche alcuni temi che sono comuni per le aziende che si trovano a passare da amministrazioni giudiziarie o controllate o comunque private della loro guida

Nella loro lettera i dipendenti di Pfe ripercorrono il periodo difficile della sanità in tempo di pandemia e la loro sorpresa per l’operazione “Tra i nomi che venivano riportati anche quello di Salvatore Navarra e dell’azienda dove ci onoriamo di prestar servizio, la Pfe. Ed intanto noi eravamo già, come ogni giorno, al lavoro – si legge nella loro nota – ma non era un giorno come tutti gli altri. Avevamo tanta incredulità dentro di noi. Purtuttavia abbiamo varcato la soglia dei nostri reparti ospedalieri osservati, forse, molto più del solito. Al lavoro il nostro sguardo si è soffermato più del solito sugli slogan di speranza affissi sulle porte con i colori dell’arcobaleno che iniziano ad ingiallire per via dei raggi del sole sempre più caldo: #celafaremo #andratuttobene. Certezze che nella nostre teste diventavano interrogativi senza risposta. E quindi sgomento e preoccupazione che rischiano di prendere il sopravvento. Che ne sarà di noi? Giusta domanda che è passata di bocca in bocca ed è corsa sulle nostre chat”.

Dopo un momento di smarrimento e un panegirico probabilmente inopportuno in questa fase dell’inchiesta arriva la parte più vera “Continueremo a fare il nostro dovere con responsabilità ed anche con un po di apprensione”.

“La nostra appartenenza alla Pfe, l’orgoglio di indossare quelle divise colorate ci porterà a dare ancor di più per far si, nel nostro piccolo, che questa storia aziendale possa continuare carica di soddisfazioni e di opportunità”.