Il giudice della terza sezione civile del tribunale di Palermo Cristina Denaro ha respinto la richiesta di risarcimento per 2 milioni e 2 mila euro richiesta dalla società Medieuro, Impulso e Coster per i danni subiti in seguito della perdita e del deterioramento di beni strumentali custoditi nei padiglioni del complesso immobiliare “Roosevelt”, sottoposti a sequestro penale nel 2008.
Le società chiedevano la condanna al pagamento al ministero dei trasporti, al ministero dell’interno e all’assessorato regionale territorio e ambiente per i danni subiti che sarebbero derivati dalla mancata tempestiva esecuzione del dissequestro del complesso immobiliare “Roosevelt”. Dentro la struttura c’era numerosi beni mobili che dovevano essere restituiti dal valore di 250 mila euro e dal mancato utilizzo di quei beni per un valore di un milione e 700 mila euro. Strumenti e beni persi che hanno portato al blocco delle attività, licenziamento di dipendenti e la perdita della certificazione Iso 9001.
Le società hanno chiamato in giudizio anche la congregazione religiosa società divine vocazioni originaria concessionaria del complesso immobiliare “Roosevelt”, a cui è stato contestato di non avere adottato le necessarie misure di custodia dei beni mobili durante il periodo di sequestro, contribuendo alla loro perdita e/o deterioramento, ipotizzando, altresì, una responsabilità indiretta del, custode giudiziario dei beni sequestrati. Gli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza che hanno difeso la congregazione nel corso del giudizio hanno documentato che la congregazione non aveva mai avuto alcun obbligo di custodia sui locali sequestrati nel lontano 2008 dove sarebbero stati conservati i beni mobili di proprietà delle società, ne mai avrebbe potuto consentire l’accesso ai locali visto che la congregazione dal provvedimento di sequestro non aveva mai avuto la disponibilità giuridica e materiale dei locali in questione né tantomeno li aveva mai detenuti e amministrati quale custode giudiziario.
Il giudice ha accolto le tesi difensive ha stabilito che la congregazione è estranea ai fatti ed è priva di qualsivoglia responsabilità nella gestione dei beni sequestrati. Ha respinto anche la richiesta di risarcimento nei confronti dei ministeri e dell’assessorato regionale e ha condannato le società al pagamento delle spese legali.
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