Una vera e propria congiura del silenzio. Nessuno sembra più parlare. Stato,. Regione, Comuni, Chiesa. Nessuno sembra voler proferire parola. Come in una muta rassegnazione. Come se l’ennesima tragedia consumata a Palermo da un uomo che per disperazione ha deciso di darsi fuoco urlando, così’, a voce alta alla società che lo circonda ‘è colpa vostra’, non fosse poi in realtà affar nostro.

La commozione sembra essersi spenta poco dopo le fiamme che avevano avvolto quell’auto. Ma a prescindere dal sentire comune, dove sono le istituzioni. Quello che risuona in queste ore è un assordante silenzio assoluto. Non una parola del governo, non una parola del Presidente della Regione, non una parola di nessuno che rappresenti davvero le istituzioni italiane e siciliane soprattutto.

Due interventi di circostanza possono riassumere, fino ad ora almeno, tutto ciò che è stato detto. da una parte l’Anci, l’associazione dei Comuni che ieri sera, si è spinta fino ad esprimere il cordoglio dei sindaci.

“Esprimiamo il nostro cordoglio alla famiglia di Ferdinando Bosco – hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente, presidente e segretario generale di Anci Sicilia, – nella triste consapevolezza che il dramma che ha colpito quest’uomo colpisce purtroppo tanti siciliani che si ritrovano, da un giorno all’altro,  a perdere il proprio posto di lavoro e che costringe tante famiglie a vivere al di sotto della soglia minima di povertà”.

E poi un semplice “Sollecitiamo le istituzioni, nazionali e regionali, a tenere sempre accesi i riflettori sulla gravissima situazione occupazionale delle nostre comunità e ad intervenire subito, con azioni a sostegno  dell’occupazione, affinché tali gesti, non debbano più ripetersi”.

Oggi, invece, le prime parole di una parte sociale, la Cgil: “Il dramma di un nuovo suicidio per la perdita del lavoro ripropone il tema della creazione di nuove opportunità occupazionali – dice Enzo Campo segretario a Palermo -. L’ amministrazione comunale e la Regione fanno ancora troppo poco per una provincia dive ci sono migliaia di disoccupati. Se non si danno risposte concrete in termini di politiche sociali e di politiche attive per il lavoro, la disperazione per la mancanza di occupazione, alla quale spesso si sommano tragedie personali, continuerà a superare qualsiasi elemento di speranza”.

“I comuni si dotino di strumenti di assistenza e la Regione diventi parte attiva – dice finalmente Campo – non solo per creare cantieri di lavoro, che sono già una prima risposta anche se temporanea e non sufficiente. Si mettano in piedi politiche attive del lavoro per permettere alla platea numerosa di lavoratori in difficoltà, espulsi dal mondo del lavoro, di riqualificarsi e trovare nuove opportunità. I cantieri di servizio sono stati più volte sbandierati come risposta immediata ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione, ma spesso agli annunci non è seguita la loro messa in pratica”.

Nel pomeriggio arriva anche la nota della Cisl: “Episodi gravi come quello del suicidio di ieri che si aggiunge agli altri casi di disperazione espressa da lavoratori e imprenditori in crisi negli ultimi anni – dice il segretario di Palermo Daniela De Luca – confermano che è giunta l’ora di mettere in campo azioni concrete, non si può più rinviare sul tema delle politiche del lavoro e della crescita, il nostro territorio ha patito l’abbandono di grandi aziende, il lento declino di tante piccole e grosse realtà imprenditoriali, e oggi fra i fenomeni più gravi c’è la disoccupazione degli ultracinquantenni, che d’improvviso piombano nell’angoscia insieme alle loro famiglie”.

“Più che a reali provvedimenti per lo sviluppo abbiamo finora spesso assistito a sperpero di denaro a scopi clientelari. Ciò che non può più essere rinviata è una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti, governo nazionale, regionale, istituzione locale, per lavorare insieme ad un progetto di crescita reale, magari partendo dagli investimenti del piano per il Sud. La disoccupazione soprattutto giovanile a Palermo tocca punte allarmanti – conclude De Luca – , che vanno oltre il 60% . A loro e a coloro che si ritrovano senza un posto dopo anni di lavoro, ma  ancora lontani dalla pensione,  bisogna subito pensare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte”.

Ma due o tre interventi di rito e circostanza possono bastare? Certamente no. Le istituzioni devono fare qualcosa e devono farlo in fretta. lo si disse quasi due anni fa in piena crisi del settore edilizia (mai rientrata in realtà) quando si raccontavano i suicidi di edili in difficoltà con cadenza settimanale. ora il problema è più vasto e riguarda tutti.

Lo Stato è assente, la Regione è assente e i Comuni non possono solo ribaltare sulla Regione il problema. Appena due giorni fa nella finanziaria è stata inserita una norma per i Cantieri lavoro ma intanto arrivano altri tagli.

Le immagini del suicidio di ieri sono un colpo allo stomaco per tutti noi. ma di suicidi per i medesimi motivi stamani, facendo un resoconto della situazione, ne abbiamo contato una quarantina. E chissà quanti altrio non si vengono a sapere. Il sistema dell’assistenzialismo rischia di implodere. Quello che serve è lo sviluppo, le occasioni di lavoro, le imprese e non più soltanto i precari pubblici, e i cantieri tampone

 

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