Volevano scendere in politica e fare una lista civica con i nomi giusti per eleggere un sindaco di loro fiducia. Non si fidavano più dei partiti e dei politici locali e volevano eleggere un primo cittadino a loro vicino.

Nel comune sciolto per infiltrazioni mafiose tre volte il progetto è sfumato nel 2018 quando ci fu la retata di Cupola 2.0.

 

Voglio fare una bella lista civica, senza partito – diceva il boss – una lista con i cristiani giusti, se no non fai niente”.

L’ultima indagine della Procura di Palermo e dei carabinieri del nucleo investigativo, che stanotte ha portato a otto arresti, svela il progetto lanciato da un gruppo di boss della provincia per le elezioni amministrative che dovevano tenersi in questi mesi: “Se non c’è una candidatura giusta – si sfogavano – noialtri restiamo sempre fuori da tutte le parti”.

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Gaspare Spedale e Bruno Brucoli hanno registrato in diretta i summit. In uno di questi, tre anni fa, si parlava di politica. Con uno sguardo proprio al 2020. Dice il generale Arturo Guarino, il comandante provinciale dei carabinieri: “Nonostante i colpi inferti, la struttura criminale continua a mostrare grandi capacità di rigenerazione e tenta ancora una volta di controllare il territorio con varie attività, sia nel campo economico che in quello delle infiltrazioni nelle amministrazioni comunali”.

I boss volevano avviare un vero e proprio percorso per creare la loro lista. Così proponeva Domenico Nocilla, che aveva lanciato l’idea della formazione civica: “Noi abbiamo un amico in comune – diceva – si chiama Nino… Nino Calandrino… da tempo che glielo dico, Nino candidati”. E Nocilla aggiungeva “Se non sei là dentro non ci esce niente, quindi pare che sia convinto, fermo restando…che non diamo disturbo a nessuno”.