Dieci canzoni che compongono un affresco contemporaneo, che sembrano tirate fuori da un cilindro piene di meraviglia, riflessione, ironia e sensualità.

“Nel cilindro di un mago” è il titolo del primo album di inediti della band Frequenze Retró, quartetto acustico a corde palermitano, formato da Valeria Graziani (voce), Salvo Agate (chitarra petite bouche), Maurizio Crivello (chitarra grande bouche) e Luca De Lorenzo (contrabbasso).

l’album, autoprodotto e composto da dieci tracce è in uscita in digital download a partire dal 23 gennaio 2017. Il disco, che verrà presentato il 22 gennaio presso l’Auditorium Rai di Palermo, sarà accompagnato dal videoclip del singolo “L’uomo dei sogni”, disponibile a breve su YouTube.

“Un disco che amiamo definire semiserio perché ironico e serio al contempo – racconta la band -. Suonato con strumenti di liuteria, ripresi in studio contemporaneamente per restituire l’energia dell’esibizione dal vivo. Attraverso queste dieci canzoni viene espressa la voglia di affrancarsi dalla noia, dall’indolenza, dall’aridità e dall’intorpidimento globale.”

Lo stile dei Frequenze Retró affonda le radici nel jazz manouche, ma sin da subito emerge la voglia di ricercare e sperimentare nuove soluzioni sostituendo il violino con la voce, in un genere, il manouche, che nasce all’inizio del XX sec. esclusivamente strumentale.

Il video (regia di Ruben Monterosso e Federico Savonitto) de “L’uomo dei sogni”, tratto dal primo singolo estratto dall’album, è un brano sulla reminiscenza, sul ricordo che, “partendo dalle percezioni sensibili che sono immagini delle Idee, – racconta la band – ci permette di riavvicinarci alle idee medesime che da sempre la nostra anima possiede avendole contemplate prima di venire sulla Terra e poi dimenticate entrando nel corpo. L’aspetto tecnico più interessante in questo lavoro – spiegano i registi – è stato quello relativo al confronto con il “green screen” che, per quanto riguarda invece lo stile e la regia, poteva significare la realizzazione di infiniti mondi possibili. Ebbene, questi, in un momento storico di super produzione di immagini, li abbiamo voluti sintetizzare nelle forme basilari di ciò che noi chiamiamo realtà”.