“Per godere dell’alba bisogna attraversare la notte e io dissi a me stessa che avrei trovato la luce nel buio”.
Federica Zagone racconta la commovente storia del suo cancro al seno scoperto cinque anni fa dopo uno screening di routine, un cancro tra i più aggressivi, di quelli che miete più vittime, ma che grazie ad una grande forza di volontà mista ad ironia e voglia di vivere è riuscita a sconfiggere dopo due anni di chemioterapia, controlli serrati e altre cure più o meno invasive.

“Psicologicamente significa un massiccio dispendio di energia – dice Federica nata a La Spezia e trasferitasi in Sicilia da quindici anni per amore -,che poi alla fine ti porta inevitabilmente ad una grande stanchezza fisica e mentale. Perché è un po’ come durante un Gran premio di Formula Uno, alla fine della corsa la macchina arriva ammaccata e senza benzina”.

Ma partiamo dall’inizio chiedendole come se ne è accorta, le sue sensazioni iniziali e come ha reagito dinnanzi ad un evento così drammatico.

“Iniziò tutto con una normale mammografia ed ecografia di controllo, un normale screening preventivo. Un pomeriggio di settembre ero insieme ad una carissima amica, prima mi sottoposi alla mammografia e poi passai nella stanza accanto per eseguire un’ecografia. Mi stesi sul lettino e la dottoressa iniziò a passare l’ecografo in silenzio, sotto, sopra, a destra, a sinistra, avanti e indietro, a lungo, in un silenzio assordante. Nel mentre guardai sul monitor illuminato dove era esposta la mia mammografia, in tutto quello sfondo nero notai una macchia chiara e luminosa, grande come una monetina da due euro, in quell’istante capii che avevo qualcosa di molto impegnativo. La dottoressa ruppe il silenzio: “Deve essere operata quanto prima’”.

Federica racconta di non essersi chiesta perché stesse succedendo proprio a lei e di non aver avuto paura, “non so se fosse una strana reazione – prosegue -, mi dissi, ok facciamo gli approfondimenti del caso e poi affronterò tutto ciò che dovrò”.
Arrivata a casa disse al marito e alla madre di avere un cancro al seno.
“Ma ti pare il caso di scherzare con certe cose?”Gli risposero i suoi familiari, visto che lei è una donna sempre pronta alla battuta, allegra e anche un po’folle.

“Nei giorni che trascorsero – prosegue la Zagone – fra varie visite e l’attesa per l’intervento, mi passò tutta la vita davanti, è innegabile, ho pensato alla morte, credo sia naturale. Spesso quando facevo qualcosa pensavo che magari sarebbe stata l’ultima volta ma i pensieri negativi li ho tenuti sempre per me come un segreto da custodire, come un macigno che soltanto io dovevo portare”.
Poi il 15 ottobre del 2014 arrivò l’intervento con un esito dell’esame istologico devastante, il cancro più aggressivo della mammella, quello che ancora oggi miete più vittime.
L’ospite indesiderato era di quasi tre centimetri.

“L’oncologo mi disse subito ‘questi bei capelli vanno tagliati un bel po’, cadranno come in una nevicata.
Per fortuna il caso volle che incontrassi un medico dolce, paziente, simpatico, perché per una empatica come me il rapporto con l’oncologo doveva essere di estrema fiducia, di garbo, di dolcezza, di coccole, almeno era quello che desideravo per il mio percorso”.

Un percorso che sarebbe stato molto lungo, i cicli di chemioterapia e radioterapia avrebbero occupato due anni della sua vita. Ma Federica era serena, gli amici e i parenti hanno di lei un’ immagine forte, positiva, brillante, di quelle che con un carattere così può farcela, può affrontare tutto.

“Alla fine ero io che davo forza agli altri – racconta ancora – . Ma ad oggi posso dirvi che psicologicamente significa spendere un massiccio dispendio di energia, che poi alla fine ti porta inevitabilmente ad una grande stanchezza fisica e mentale”.
A novembre iniziò il primo ciclo di chemioterapia, nel frattempo aveva tagliato i capelli molto corti.

Senza nessuna recita e senza filtri, ma in modo reale e vero, come è lei, aveva anche deciso di raccontarsi sul suo profilo Facebook, con allegria, positività, forza, ironia, perché così voleva affrontare la sua malattia.

“Ho sempre detto che avrei trovato la luce nel buio.
Per godere dell’alba bisogna attraversare la notte.
Iniziai quindi la mia prima chemio, la temuta e fatidica “rossa”, quel colore arancio/rossastro vivido, che porta devastazione e vita. La prima chemio non si scorda mai, odori, sapori, emozioni, ansie, paure. Avevo subito anche un piccolo intervento, per inserire un dispositivo (port) sottocute nel subclavicola, dove l’elisir di lunga vita sarebbe entrato in circolo. Elisir che sarebbe entrato nel cuore e nel cervello. Si perché la chemio ti devasta inevitabilmente, prima, durante e dopo. Però è proprio vero – aggiunge Federica -: ciò che non ti uccide ti fortifica inevitabilmente”.

Ogni giorno dopo la prima chemio, appena sveglia, prendeva una ciocca di capelli fra le dita e la tirava via.
Una mattina davanti allo specchio prese la macchinetta e si rasò a zero i capelli. Lacrimoni scendevano grossi e copiosi.
“Fu la seconda volta che piansi. Oggi penso che avrei dovuto farlo molto più spesso, avrei dovuto sfogarmi maggiormente, liberarmi delle inevitabili paure e negatività. Sono tutte cose di cui mi rendo conto a distanza di quasi cinque anni dall’intervento.
Ci sono situazioni, momenti e stati d’animo che comprendi soltanto dopo. Spesso mi chiedo: ma davvero sono riuscita ad attraversare tanto dolore, tanta paura, tanta stanchezza, tanta debolezza, tanto tutto?”.

Dai social le è arrivato tantissimo amore, affetto, calore, energia. Ha conosciuto persone che si sono appassionate alla sua storia e con qualcuno di loro è nata una bella amicizia. Davanti al dolore, alla malattia non tutti reagiscono allo stesso modo e lei non vuole giudicare nessuno, ma durante il suo viaggio ha perso chi non pensava di perdere e ha trovato uno tzunami d’amore da chi non immaginava affatto.

“Mi sono mostrata come sono, genuina, ma penso mai più nuda di quando mostrai la mia foto praticamente calva con i capelli lunghi un millimetro. Ed ero felice perché stavano ricrescendo.In certe circostanze della vita, direi a chi ha vissuto la mia stessa esperienza di non chiudersi, non arrabbiarsi, non intristirsi, perché si sprecano energie fondamentali per affrontare il ‘cammino’”.

Ad ottobre Federica festeggerà cinque anni senza cancro, anche se la sua vita è ancora scandita ogni, sei mesi da controlli.
“La mia vita è cambiata, un cancro te la cambia la qualità della vita. Perché cambiano le priorità, le consapevolezze, cambia il modo di guardare e di affrontarla, cambia il modo di guardare l’alba, cambia il modo di rapportarsi con gli amici e i familiari”.
Federica la paragona ad una rinascita con nuove opportunità, nuovi stimoli, nuovi obiettivi.

“Forse potrà sembrare una follia, ma grazie al cancro sono una persona migliore. Quelle tre cicatrici sul mio corpo sono tatuaggi che mi porterò addosso tutta la vita, e sono lì per ricordarmi di quanto sono fortunata di quanto sono stata positiva e forte, quanto non ho mai mollato, sono i miei fari nella notte. Mi sono raccontata integralmente per essere un supporto e una mano tesa per chi ne avesse bisogno.
Abbraccio chi è arrivato qui fino in fondo – conclude – .  Dico a tutte le donne e a tutti gli uomini di non rimandare mai uno screening perché un semplice esame può salvarci la vita e voglio salutarvi con quello che è stato il mio motto fin dal primo post su Facebook, ‘Viva la vita’!!! Un pensiero a chi sta lottando oggi a chi lotterà e a chi ho perso strada facendo”.

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