Sciopero oggi per il settore della scuola. Sono previsti sit-in e cortei a Palermo e in altre nove grandi città. La protesta indetta dai sindacati Usb, Cobas, Unicobas Scuola, Cub, Orsa, Anief e FederAt durerà tutta la giornata.

A Palermo un corteo è stato organizzato dall’Assemblea ‘Tutta La Scuola Contro La Legge 107″, composta da insegnanti, personale ATA e studenti delle scuole palermitane che nel corso delle scorse settimane si è riunita in diversi incontri di discussione e ha deciso di attraversare con un grande corteo la città in occasione dello sciopero indetto per oggi  dai sindacati

I docenti incrociano le braccia ancora una volta per protestare contro la legge 105 del 2015, la cosiddetta “Buona scuola” promossa dal governo Renzi. I sindacati chiedono il ritiro dei decreti delega, che il Governo dovrà definire proprio a parte dal 20 marzo.

Sul tavolo anche le questioni legate al precariato scolastico, alle vertenze del personale Ata, al sistema di reclutamento degli insegnanti e l’assistenza dei ragazzi disabili a scuola. In testa al corteo uno striscione: “Tutta la scuola contro la legge 107 e i suoi decreti attuativi”.

L’Assemblea Tutta La Scuola Contro la Legge 107 spiega: “C’è la compatta e ferma contrapposizione alle politiche di smantellamento della formazione pubblica già introdotte dai governi precedenti e che l’attuale governo di Gentiloni targato Pd continua a perpetrare. Nessun cambio di rotta in positivo, insomma, per il mondo della scuola all’indomani della sconfitta referendaria del governo Renzi. Lo scorso 14 gennaio l’attuale governo, ignorando completamente l’opposizione che tutto il mondo della formazione ha espresso negli scorsi mesi, ha approvato otto dei nove decreti delegati previsti dalla legge 107 che dovrebbero entrare in vigore nei due mesi successivi. Negli ultimi anni sono state tantissime le manifestazioni di piazza, le occupazioni di scuole, le assemblee e gli scioperi dei lavoratori, momenti che hanno raccolto la rabbia e la contestazione di chi la scuola la costruisce ogni giorno. La vittoria schiacciante del No al referendum costituzionale, a cui il mondo della scuola ha contribuito in modo sostanziale, se da una parte ha ribadito la netta opposizione alle politiche del governo Renzi, dall’altra non ha impedito questo ulteriore attacco alla scuola pubblica e al diritto all’istruzione. Gli otto decreti delegati che il 17 marzo passeranno in Parlamento agiscono, infatti, in piena continuità con la Buona scuola, inasprendo le criticità che fino ad ora si son fatte emergere. L’alternanza scuola-lavoro assume sempre più centralità, essa non solo sarà requisito indispensabile per l’accesso agli esami di Stato inoltre verrà introdotta la possibilità di cominciarla anche al secondo anno, in età dell’obbligo scolastico e dopo il secondo anno gli studenti degli istituti professionali saranno chiamati a scegliere se continuare il percorso quinquennale o affrontare un terzo anno professionalizzante, distinto dal percorso comune, tornando così indietro di 50 anni alle scuole di avviamento professionale e delineando una distinzione tra scuole per ricchi e scuole per poveri. Le prove invalsi diventano ancora più strumento di selezione e di classificazione delle scuole di serie A e serie B, il loro svolgimento sarà un prerequisito fondamentale per l’accesso agli esami sia del primo che del secondo ciclo di studi e i risultati inoltre faranno parte del curriculum degli studenti al termine della scuola secondaria e potranno essere usati dalle università come requisiti per accedere ai corsi a numero chiuso; questo provvedimento colpisce direttamente studenti e docenti che in questi anni hanno massicciamente boicottato le prove disertando le aule nei giorni previsti per i test. L’inclusione scolastica subisce un forte attacco: viene innalzato da 20 a 22 il limite degli alunni per classe ove sia inserito uno studente con disabilità e la certificazione della disabilità non basterà più a ottenere gli ausili previsti dalla legge 104, verrà inoltre abolita la figura dell’assistente igienico sanitario e sostituita da collaboratori scolastici. Ciò oltre a provocare il licenziamento di centinaia di lavoratori nega il diritto allo studio degli studenti disabili che hanno bisogno di personale dedicato. Infine il nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti, già stravolto dalla legge 107, introduce nella sostanza il precariato a vita per tutti gli insegnanti, che rimarranno per tutta la loro carriera ricattabili dai dirigenti scolastici.