Oltre 160 anni di carcere sono stati inflitti agli imputati del processo alla mafia di Borgo Vecchio nato dalle operazioni “Resilienza” 1 e 2 dei carabinieri del comando provinciale di Palermo scattate ad ottobre del 2020 e marzo 2021. Gli imputati, secondo le indagini dei militari, avrebbero controllato tutto a Borgo Vecchio, dall‘imposizione del pizzo allo smercio di droga, e persino le feste di piazza e i concerti neomelodici, stabilendo chi avrebbe potuto cantare e chi no, e sarebbero anche intervenuti nelle contese tra tifosi.

I nomi e le condanne

Il gup Donata Di Sarno ha condannato Angelo Monti, 4 anni e 6 mesi in continuazione, Paolo Alongi, 6 anni e 6 mesi, Gianluca Altieri, 1 anno e 8 mesi, Giacomo Marco Bologna, 1 anni e 8 mesi, Giovanni Bronzino, 8 anni e 4 mesi, Salvatore Buongiorno, 6 anni e 8 mesi, Francesco Paolo Cinà, 2 anni e 2 mesi, Giuseppe Pietro Colantonio, un anno in continuazione, Domenico Canfarotta, 8 anni, Giuseppe D’Angelo, 1 anno e 4 mesi, Nicolò Di Michele, 2 anni 2 mesi e 20 giorni, Marcello D’India, 8 anni e 4 mesi, Davide Di Salvo, 1 anno e 4 mesi, Antonino Fortunato, 6 anni e 8 mesi, Giuseppe Gambino, 10 anni, Salvatore Guarino, 13 anni e 4 mesi, Danilo Ingarao, 8 anni e 8 mesi, Gabriele Ingarao, 7 anni e 8 mesi assolto dal 416 bis, Jari Massimiliano Ingarao, 17 anni e 4 mesi, Filippo Leto, 6 mesi e 20 giorni, Giuseppe Lo Vetere, 7 anni e 6 mesi, Vincenzo Marino, 2 anni e 2 mesi, Pietro Matranga, 6 anni e 6 mesi, Francesco Mezzatesta, 2 anni e 4 mesi, Girolamo Monti, 10 anni, Emanuel Sciortino, 7 anni e 4 mesi, Vincenzo Vullo 4 anni e 8 mesi, e Giovanni Zimmardi 13 anni e 6 mesi.

Gli assolti

Sono stati assolti Gaspare Giardina, Giovanni “Johnny” Giordano fondatore delle brigate rosanero, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, Matteo Lo Monaco, Giorgio Mangano, Marilena Torregrossa.

Il traffico di stupefacenti

Le indagini hanno anche dimostrato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato soprattutto un florido traffico di sostanze stupefacenti. Dal complesso delle investigazioni è emerso i ruoli dei singoli associati, i dettagli organizzativi, la contabilizzazione degli investimenti e dei ricavi, nonché l’afflusso di denaro nella cassa della famiglia mafiosa. C’era chi, nonostante fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, avrebbe organizzato e coordinato tutte le attività funzionali al traffico, trovando le sostanze stupefacenti, attraverso i corrieri con la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere.

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