• Trentanove anni fa la mafia uccideva a Palermo il medico e docente universitario Paolo Giaccone
  • Si era rifiutato di falsificare una perizia nonostante le minacce di Cosa nostra
  • La commemorazione all’Istituto di Medicina legale dell’Università di Palermo

Si è svolta questa mattina la commemorazione di Paolo Giaccone, ucciso l’11 agosto 1982 dalla mafia per essersi rifiutato di falsificare una perizia.

La cerimonia al Policlinico di Palermo

La cerimonia si è tenuta nei pressi dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Palermo, al Policlinico Universitario, davanti al cippo eretto in suo onore. Per il Comune di Palermo era presente il vice sindaco Fabio Giambrone.

“Paolo Giaccone un riferimento per tutti”

“Paolo Giaccone – ha dichiarato Fabio Giambrone – ha rappresentato e rappresenta un riferimento per tutti, espressione della migliore esperienza accademica. Non si è mai piegato alla mafia e al malaffare, e ha saputo tenere alta la dimensione etica di una professione delicata e fondamentale a supporto della magistratura e per la ricerca della verità e giustizia”.

“Un esempio per tanti studenti di Medicina”

“Paolo Giaccone – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – è un punto di riferimento etico e professionale che non dev’essere dimenticato. In un tempo difficile nel quale la mafia condizionava le istituzioni e mortificava le dignità professionali, Giaccone con grande coraggio e senso del dovere non si piegò alle richieste dei boss di Cosa Nostra. A distanza di 39 anni dalla sua uccisione, il suo rispetto per la legalità e per il proprio lavoro lascia un segno indelebile specialmente nei tanti studenti di Medicina che ne seguono l’esempio”.

La morte di Paolo Giaccone

Docente universitario, Giaccone insegnò anche Antropologia criminale alla facoltà di giurisprudenza, e fu ordinario di Medicina legale alla facoltà di Medicina dell’università di Palermo. Giaccone divideva il suo impegno tra l’istituto di medicina legale del Policlinico, che dirigeva, e le consulenze per il palazzo di giustizia. Fu anche Presidente dell’AVIS Regionale.
Aveva ricevuto l’incarico di esaminare un’impronta digitale lasciata da uno dei killer che, nel dicembre 1981, avevano scatenato una sparatoria tra le vie di Bagheria, con quattro morti.
L’impronta, che apparteneva a Giuseppe Marchese, esponente di primo piano della cosca di Corso dei Mille, era l’unica prova che poteva incastrare gli assassini. Il medico ricevette delle pressioni perché alterasse le conclusioni della perizia dattiloscopica ma non si piegò alle richiesta di Cosa nostra. Il killer fu condannato all’ergastolo.
L’11 agosto 1982, mentre si recava all’istituto di Medicina legale, Giaccone fu raggiunto tra i viali alberati da due killer e ucciso con 5 colpi di una pistola Beretta 92 parabellum.
In seguito il pentito Vincenzo Sinagra rivelò i dettagli del delitto, incolpandone Salvatore Rotolo, che venne condannato all’ergastolo nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra.

(Foto di Stefano Patania)

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