Il sindaco Leoluca Orlando ha preso parte, questa mattina, alla cerimonia di commemorazione del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso, trucidati il 25 settembre del 1979. Alla cerimonia, che si è svolta come ogni anno in via Edmondo De Amicis, luogo dell’attentato, hanno preso parte le maggiori autorità civili e militari della Città.

“La nostra presenza qui – ha dichiarato il sindaco Orlando – è un modo per esprimere profonda riconoscenza nei confronti di loro e di tutti i componenti della Magistratura e delle Forze dell’Ordine che hanno sacrificato la vita per liberare Palermo e la Sicilia da indicibili connivenze fra Cosa nostra, l’imprenditoria e la politica. La loro scelta di non scendere a patti con la mafia li rende un esempio da seguire per tutti noi“.

Cesare Terranova (Petralia Sottana, 15 agosto 1921 – Palermo, 25 settembre 1979) è stato un magistrato e politico, deputato del Pci alla Camera.

Il 25 settembre del 1979 verso le ore 8:30 del mattino, una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa del giudice a Palermo per portarlo al lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida della vettura mentre accanto a lui sedeva il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso, l’unico uomo della sua scorta che lo seguiva dal 1963 come un angelo custode.

L’auto si diresse verso una strada secondaria trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori in corso. Il giudice Terranova non fece in tempo a intuire il pericolo. In quell’istante da un angolo sbucarono alcuni killer che aprirono ripetutamente il fuoco con una carabina Winchester e delle pistole contro la Fiat 131. Cesare Terranova istintivamente ingranò la retromarcia nel disperato tentativo di sottrarsi a quella tempesta di piombo mentre il maresciallo Mancuso, in un estremo tentativo di reazione, impugnò la Beretta di ordinanza per cercare di sparare contro i sicari, ma sia Terranova che Mancuso furono raggiunti dai proiettili in varie parti del corpo.Al giudice Terranova i killer riservarono anche il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. La sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso, morì dopo alcune ore di agonia in ospedale.

(Foto di Stefano Patania)

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