Mancano pochi giorni alla commemorazione della strage di via D’Amelio in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta e torna l’allarme attentati ad altri magistrati.
Allarme riacceso da quanto trapelato da un boss della ndrangheta detenuto nel carcere milanese di Opera che parlando con un ‘compagno di detenzione’ aveva parlato di un attentato al magistrato del Csm Nino Di Matteo.

Daniela Mainenti, docente di Diritto processuale penale comparato ed esperta di lotta alla pesca illegale, sottolinea: “Pesano come macigni le parole del Capo dello Stato, per bocca del vicepresidente Ermini, che esprime solidarietà per la notizia cui sarebbe pronto il plastico per assassinare in un attentato il magistrato Nino Di Matteo”.

Esplosivo per stragi anni ’90 recuperato dal mare

“Vale la pena ricordare – continua la Mainenti – che il filo che lega gli attentati di mafia degli anni ’90 era costituito da esplosivo recuperato da un pescatore di Porticello, e fornito alla mafia, per tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994: quella di Capaci, quella di via D’Amelio, quelle di Roma, Firenze e Milano. Si tratta di bombe di profondità lanciate dagli aerei contro i sottomarini nella seconda guerra mondiale. Queste bombe giacevano sul fondo del mare e si incastravano nelle reti di pesca a strascico dei pescatori. Spesso piccole quantità di esplosivo venivano utilizzate proprio per la stessa pesca”.

Mafia ha stretto controllo su spazi marini e costieri

“È anche dal mare, dunque, che la mafia (o la ‘ndrangheta), come appare anche in queste non tanto velate minacce per Di Matteo, trae materiale da usare negli attentati – sottolinea la Mainenti-. Ciò prova lo stretto controllo che la criminalità organizzata esercita sugli spazi marini e costieri, sulle molteplici attività economiche ad essi connessi, inclusa quella peschiera e sulla sua intera filiera logistica”.

Maggiore controllo per contrastare pericolosità

“Bisognerebbe mettere in piedi un efficace sistema di controllo per contrastare la pericolosità delle condotte criminali sull’intera filiera commerciale e riformare un sistema sanzionatorio, nei fatti, inefficace. Tutto ciò rischia di mettere a repentaglio, oltre la sicurezza per i casi estremi menzionati, la non meno importante salute del consumatore – conclude la Mainenti -, oltre a consentire un’ampia attività di riciclaggio grazie a passaggi societari e cessioni di quote nella ristorazione, evidenziati in misura massiccia durante la pandemia”.