Si è tenuto nei locali del palazzo arcivescovile di Monreale, un convegno dal titolo “Economia per la Cultura, Cultura per l’Economia. L’identità della cultura greca e latina nella magna Grecia come patrimonio immateriale dell’umanità”.

Il simposio rientra all’interno di un ciclo di conferenze internazionali promosse dall’Unesco, aperte il 23 ottobre scorso a Napoli e che, per l’Italia, si concluderanno la prossima primavera, ancora una volta a Napoli.

Il tavolo tecnico, così come è stato definito dai partecipanti, organizzato da Legambiente e dall’Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, e che si replicherà domani a Palazzo Ciampoli a Taormina, ha visto la partecipazione dell’archeologo Massimo Cultraro, del critico e storico dell’arte Francesco Gallo Mazzeo, dei filosofi Caterina Resta e Giulio Maria Chiodi, del magistrato Paolo Coppola, del giurista Giovanni Cordini, della direttrice generale del Dipartimento Beni Culturali della Regione Siciliana Maria Elena Volpes.

Una due giorni tra esperti per mettere insieme esperienze e idee, per analizzare insieme e discutere condizioni e strumenti utili per istituire distretti culturali europei per la valorizzazione della cultura greca e latina. Obiettivo ultimo l’incremento turistico.

Il convegno è rivolto soprattutto a stakeholder di settore e operatori dei beni culturali, privati, giornalisti, rappresentanti del mondo accademico e dell’associazionismo.

“La sfida – ha spiegato il magistrato Paolo Coppola – sta nel mettere insieme mondo economico e mondo culturale. Due ambienti che a volte utilizzano linguaggi diversi.

Bisogna recuperare il patrimonio culturale. Capire quali sono gli stimoli all’impresa che possono provenire dalla cultura classica, e come in fase progettuale le imprese possano diffondere la cultura classica”.

Una sfida da accettare ma non semplice, se è vero che in questo periodo – ha spiegato il filosofo Giulio Maria Chiodi – , la società è caratterizzata da tre aspetti preoccupanti. La tendenza a vedere tutto in termini misurabili, nella dimensione in cui la tecnologia diventa tecnocrazia. La iperburocratizzazione di procedimenti e funzionalità che soffocano e comprimono gli obiettivi formativi nei processi istruttivi. Ed infine la tendenza alla massificazione.

La cultura classica invece sfrutta il senso critico, confronta le diversità. La cultura greca ha dato a noi un patrimonio insostituibile.

La Sicilia e l’Italia meridionale, un territorio che è stato la principale culla della cultura greca, al centro del mediterraneo, vengono periferizzati dalle logiche internazionali. Il mediterraneo è punto di incontro di civiltà, culture, continenti.

Anche il giurista Giovanni Cordini, docente di diritto comparato e diritto dell’ambiente, ha sottolineato come il progetto per distretti sia il giusto percorso da seguire, vincente, perché raggruppa le forze territoriali. Un progetto potrà attecchire solamente se produce reddito e beneficio economico per i territori.

Per la dottoressa Volpes tanto è stato fatto negli ultimi anni e tanto c’è ancora da fare: “Un mondo in continua evoluzione. Il mondo della cultura cambia in base agli orientamenti, ai percorsi di vita. Come dipartimento ai beni culturali abbiamo riscoperto e restaurato interi monumenti fagocitati interamente dal mancato interesse verso i beni culturali.

Ripensare in senso più globale al mondo greco non è sbagliato. I percorsi vanno pensati all’interno di una visione complessiva della cultura classica per creare un’offerta significativa. Il turista deve venire in Sicilia non per visitare un monumento ma per conoscere la cultura dell’isola, quella greca, romana, liberty, gastronomica. Così attraiamo più visitatori e diversifichiamo l’offerta, che va incontro a interessi di natura differente”.

Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, ha criticato la politica siciliana: “Cambiare sei assessori in 5 anni non ha aiutato a curare il settore al meglio”. Zanna ha però elogiato l’ex assessore ai BBCC Vermiglio: “Ha firmato tanti piani paesistici in questi anni, quando altri assessori li hanno tenuti sul tavolo per mesi. Non ha invece voluto apporre la sua firma in un pessimo emendamento del governo che cancellava i piani paesistici, e votato dall’ARS nella finanziaria, ma che è stato impugnato dal governo nazionale”.