Il giudice Claudia Rosini della quinta sezione penale del Tribunale di Palermo ha condannato due medici del’ospedale Cervello per la morte di Maria Grazia Li Vigni, la donna di appena 32 anni deceduta il 6 gennaio del 2012 dopo un aborto per una complicanza prevedibile come l’embolia polmonare.

Sono stati condannati gli pneumologi Salvatore Battaglia ad un anno di reclusione e Giuseppe Peralta a un anno e sei mesi.

La pena è stata sospesa. Assolto il cardiologo Francesco Bondì perché il fatto non costituisce reato. Da dicembre del 2011 a gennaio del 2012 i medici la visitarono diverse volte al pronto soccorso e nei reparti specialistici.

Ma nessuno riuscì a capire cosa stesse succedendo alla giovane donne che morì da lì a qualche giorno. Maria Grazia Li Vigni dopo un aborto e un cesareo alla 33 esima settimana, stava male ed era andata tre volte al pronto soccorso dell’ospedale “Cervello” di Palermo.

L’intervento di taglio cesareo era avvenuto il 5 dicembre del 2011. La prima volta che era andata al pronto soccorso il 13 dicembre. Poi il 17 e il 26 dicembre. In nessuna delle tre visite ed esami nessuno dei medici ha compreso quello che stava succedendo.

E’ quanto avevano messo nero su bianco i tre consulenti tecnici nominati dal sostituto procuratore Gianluca De Leo che ha coordinando le indagini. Emiliano Maresi, specialista in Anatomia Patologica, Paola Pugnetti, specialista in medicina legale e Pietro Di Pasquale nella loro relazione di 41 pagine consegnata in procura avevano individuato diverse responsabilità. Maria Grazia Li Vigni si recava al pronto soccorso diceva che aveva dolore al torace e i medici, come si legge nella relazioni, le somministravano ansiolitici e terapie del tutto errate.

A chiedere giustizia il marito Francesco Caponetto e il padre della donna Domenico Lo Vigni assistiti dall’avvocato Giulio Drago.