• Sgomento nel giorno dei funerali di Antonella, la bimba palermitana morta durante una ‘sfida’ su Tik Tok
  • Le esequie celebrate dall’arcivescovo di Palermo
  • L’autopsia ha confermato l’asfissia
  • Continuano le indagini

Una piccola bara bianca, portata a spalla da chi le ha voluto bene e mai avrebbe immaginato che si sarebbe verificata una simile e straziante tragedia.
E’ il giorno dell’addio ad Antonella Sicomero, la bambina palermitana di 10 anni morta durante una assurda sfida sul social Tik Tok.

I funerali si sono svolti stamane alle 11 alla chiesa di piazza Magione. Decine di persone si sono riunite davanti la chiesa per dare l’ultimo saluto ad Antonella. L’arrivo del feretro è stato accompagnato da un lungo applauso, sono stati sparati dei fuochi d’artificio, numerosi palloncini bianchi si sono alzati verso il cielo.

Sgomento e tanta tristezza nei presenti per quanto accaduto in una famiglia come tante, ad una bambina come le sue coetanee. Antonella era gioiosa ed estroversa, amava ballare e truccarsi, aveva una grande propensione per la tecnologia ed i social in particolare, era generosa con tutti: tanto che i suoi genitori hanno deciso di donare i suoi organi fermamente convinti che lei avrebbe voluto così.

L’omelia di Lorefice che ha celebrato i funerali

La celebrazione è officiata dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. “Non possiamo non dircelo stamattina e lo dico anzitutto a me stesso: la morte di Antonella è ‒ lo diventi! ‒ per noi tutti un monito e un’implorazione. Lo sappiamo. – ha detto Lorefice – Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti. Vogliono diventare adulti, vogliono crescere da soli senza genitori, per sentirsi grandi. E i genitori, a volte, si sentono a disagio, perché i figli non vogliono più essere bambini, vogliono prendere il volo, sganciarsi, malgrado la fragilità, malgrado la paura. In questi giorni della pandemia la solitudine, la depressione, lo smarrimento sembrano travolgerci. Siamo chiamati ad ascoltare la fatica, il disagio dei giovani, dei più piccoli. Facciamolo insieme. Dobbiamo affiancare e sostenere i genitori per facilitare il passaggio, per aprire la via, per allontanare l’angoscia. Siamo di fronte ad un’emergenza. Il nostro futuro, la nostra terra hanno bisogno di ragazzi, di giovani buoni, belli come Antonella. Ma nessuno li deve illudere, confondere, sedurre. Per questo leviamo insieme la nostra voce, ci appelliamo e imploriamo. Che la scuola sia lo spazio vitale di giovani e di adulti capaci di accompagnare i ragazzi nel mondo. Che gli amici siano veri, siano compagni di strada e di avventura, con quella letizia e quella forza che vengono dal corpo che scopre e che cresce nel mondo”.

Le indagini sulla morte della bambina

Si scava nella vita della piccola Antonella, morta, come ha chiarito l’autopsia, a causa dell’asfissia in seguito forse a ad un “gioco” mortale sui social. Si cerca di capire quali siano stati gli ultimi istanti prima che la piccola di mettesse la cinta attorno al collo, perdendo i sensi. Fondamentale è l’analisi del suo cellulare per cui i tecnici informatici nominati dalla Procura stanno avendo non poche difficoltà, perché pare che la bimba avesse cambiato la password di accesso al suo cellulare. Le immagini dell’accaduto non sono ancora state visionate. Si cerca di capire se dietro la morte possa esserci qualcuno che abbia istigato la piccola a compiere qual gioco suicida. Intanto gli investigatori della squadra mobile, guidata da Rodolfo Ruperti, hanno continuato a sentire familiari e testimoni della tragedia che ha sconvolto l’Italia intera.

Lo sgomento di conoscenti e compagni di scuola

“Il feretro della piccola – ha fatto sapere la preside della scuola Perez-Madre Teresa di Calcutta, Laura Pollichino – passerà dalla scuola per un ultimo saluto ai suoi compagni”. Bambini che non riescono ancora a credere a quanto accaduto.

I risultati dell’autopsia

La morte è stata provocata dallo strangolamento della cintura che la piccola si sarebbe legata al collo per partecipare ad una sfida tragica: riuscire a resistere più tempo possibile senza respirare con un laccio al collo.
Per la bimba soccorsa dai familiari e portata all’ospedale dei Bambini non c’è stato nulla da fare.

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