“Dare vita in Sicilia alle ‘Vie del vento’: organizzare veri e propri percorsi che uniscano le attività legate al vento a determinati luoghi e determinati ‘connubi enograstronomici’”.

Lo propone Antonella Milazzo, che ha promosso l’articolo 65 del ‘ddl collegato’ in esame all’Ars approvato a Sala d’Ercole che istituisce, appunto, le Strade del vento.

“Sempre più turisti – aggiunge Milazzo – scelgono la Sicilia, ed in particolare alcune zone costiere nel Trapanese o nel Ragusano, per praticare sport legati al vento: dalla vela al windsurf al kitesurfing, giusto per citare i più conosciuti. Ma al di là delle attività sportive, alcune aree del nostro territorio hanno sviluppato nei secoli tradizioni ed identità strettamente collegate alla ‘vocazione ventosa’ che si ritrovano anche in molte esperienze enogastronomiche, tradizioni culturali e prodotti artigianali. Adesso – conclude Milazzo – una volta approvata definitivamente la legge, bisognerà lavorare velocemente al regolamento per disciplinare e dare concreta attuazione ad un progetto che può e deve rivelarsi un ulteriore volano di sviluppo per la Sicilia”.

La norma, l’ennesima, per la promozione turistica ci offre l’occasione per parlare di Sicilia, politica e bellezza. A fronte di pregevoli iniziate come questa, infatti, viene da chiedersi. ma c’è davvero bisogno di inventare nuovi percorsi e nuove iniziative turistiche in Sicilia? La risposta che ci diamo a caldo a questa domanda retorica è: certamente sì. Ma al tempo stesso ritornano in mente tutti i percorsi, le norme, le leggi, le promozioni mai sfruttate per l’isola e nell’isola.

Fare le leggi è compito del Parlamento, applicarle e farle applicare è compito dell’amministrazione, almeno in questo ambito, ma troppo spesso (se non proprio sempre) le buone intenzioni vanno a cozzare con burocrazia, lungaggini, vincoli non proprio logici e così via.

Di bellezza naturale la Sicilia è piena, di cultura e storia altrettanto, di norme di promozione, percorsi e così via non ne mancano, e perfino di luoghi adatti allo sport di ogni genere, come ci ricorda questa nuova iniziativa parlamentare. E allora? Forse manca la vera cultura ricettiva, l’accoglienza fatta professione, e al tempo stesso la capacità dell’amministrazione di farsi partner – controllore e non freddo e distaccato oppositore delle iniziative percepito come un vincolo, un ostacolo.

Qualcosa deve cambiare ma cosa forse non lo abbiamo capito davvero neanche noi siciliani. Almeno fino ad ora.