Non ne possono più di sentirsi in balia di un futuro incerto e vogliono sapere cosa ne sarà di loro. Sono gli operai Blutec di Termini Imerese che stamane hanno occupato lo stabilimento. Presenti alla protesta circa 300 persone che chiedono soltanto “di non essere abbandonate”.

“In realtà di noi si sono dimenticati – dice Angelo Giammanco – e questo vale sia per il Governo che per la Blutec. Gli accordi non sono stati rispettati. Ci avevano detto che se la Blutec non fosse stata in grado di intervenire con un piano industriale serio sarebbe subentrata Fca ma così non è stato”.

La cassa integrazione per gli operai, scaduta il 31 dicembre, non è stata ancora rinnovata. Come confermano anche i segretari di Fim Fiom e Uilm, Ludovico Guercio, Roberto Mastrosimone e Vincenzo Comella “abbiamo appreso che ci sarebbero delle perplessità da parte degli uffici preposti del ministero alla firma del decreto per il rinnovo della cassa integrazione per i lavoratori di Blutec e dell’indotto a Termini Imerese nonostante sia stato firmato l’accordo a gennaio per la proroga. E’ inaccettabile, così come è inaccettabile il silenzio calato sul piano di rilancio dello stabilimento e dell’area industriale. Nonostante gli impegni assunti dal ministro Di Maio a fine ottobre e gli incontri avuti qualche giorno fa con il governatore Nello Musumeci e il prefetto di Palermo, è tutto fermo: mille persone abbandonate dalle istituzioni”.

Eppure, lo scorso ottobre, quando il ministro di Maio aveva parlato davanti ai cancelli dalla fabbrica di Termini Imerese, i lavoratori avevano sperato in una soluzione. Hanno sperato e aspettato, a quanto sembra invano.
Lunedì è prevista un’assemblea degli ex operai nell’aula consiliare del Comune di Termini Imerese, ma c’è grande sfiducia.

La nuova protesta di oggi trae origine da notizie ufficiose sulla mancata proroga della cassa integrazione per il 2019. Il provvedimento, promesso dal ministro Luigi Di Maio, riguarda quasi mille lavoratori: 694 della Blutec e 300 dell’indotto. Da Roma sono arrivate notizie poco rassicuranti. Gli ispettori del ministero del Lavoro si sarebbero trovati davanti a una stasi del piano di ripresa produttiva. Anche Invitalia aveva giudicato a suo tempo inattuabile il progetto dell’azienda e aveva chiesto la restituzione di 21 milioni di finanziamenti erogati.

Continua Angelo Giammanco: “Ci avevano detto che dal primo febbraio sarebbero rientrati al lavoro dai 35 ai 50 dipendenti, e poi, proseguendo a scaglioni, ci sarebbero stati rientri tutti i mesi ma così non è stato”.

Gli fa eco il collega Domenico Provenza: “Avevano promesso che ci sarebbe stato il totale riassorbimento dei lavoratori. Ad oggi nulla accaduto e dopo aver lavorato una vita ci ritroviamo senza niente, senza poter fare fronte alle normai spese quotidiane e familiari. Abbiamo mutui da pagare, tra noi c’è gente che rischia di perdere la casa perché la cassa integrazione ancora non rinnovata è la nostra unica fonte di reddito”.

E ancora: “Chiediamo la convocazione di un tavolo tecnico serio e risolutivo tra Governo nazionale, Regione siciliana e parti sociali per trovare una soluzione”.

Dello stesso avviso Tommaso Di Ippolito, che ha lavorato in Fiat a partire dal 1988. “Una volta – dice – c’era un confronto reale con i sindacati che adesso invece ricevono solo attacchi. Ora sull’ex stabilimento Fiat ci sono solo proclami fatti via social. E’ una situazione inaccettabile. Rimandano sempre le soluzioni che ci riguardano ma noi non possiamo più aspettare”.

“Non si può più attendere, serve subito la risposta sull’approvazione della cassa integrazione, il cui accordo è stato siglato il 7 gennaio scorso. Il Ministro Di Maio in visita allo stabilimento lo scorso ottobre aveva dato garanzie sulla continuità delle tutele per i lavoratori e sul futuro della vertenza, chiediamo di dimostrare concretamente questo impegno”. dicono Ludovico Guercio segretario generale Fim Cisl Palermo Trapani, Antonio Nobile segretario provinciale Fim Cisl e Antonino Cirivello Responsabile Cisl Termini Imerese.

L’altro punto cruciale della vertenza, è legato alla mancata attuazione del piano industriale sottoscritto al Ministero e sul quale Invitalia ha investito 20 milioni e che ha generato la richiesta di Invitalia di rientro da parte di Blutec del finanziamento. “Anche su questo punto l’azienda sta disattendendo gli impegni sottoscritti non avendo ancora pagato la prima tranche. Il Ministero non ha fornito ad oggi nessuna risposta né sulla cassa né sul rilancio industriale del sito termitano, nonostante le richieste del Prefetto e del Presidente della Regione, a seguito degli incontri con le organizzazioni sindacali. Siamo molto preoccupati” spiegano Guercio, Nobile e Cirivello. Intanto, in attesa di risposte dal Ministero, i sindacati Fim ,Fiom e Uilm intendono chiedere l’incontro con i sindaci dei territori interessati e con il Presidente dell’Anci Leoluca Orlando. Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani conclude, “la vertenza rischia di esplodere generando un grave problema sociale nel territorio, i lavoratori con le loro famiglie, sono stanchi. Il governo nazionale ascolti gli appelli dei sindacati e delle istituzioni locali, intervenga subito favorendo l’approvazione della cig e fornendo garanzie concrete e non solo a parole sul futuro industriale del sito”.

AGGIORNAMENTO DELLE ORE 13:

Gli operai si sono spostati nell’aula consiliare del Comune di Termini Imerese occupandola.

 “Da parte del governo nazionale c’è il massimo impegno nel trovare la soluzione per i lavoratori di Termini Imerese che meritano la priorità. Blutec, spacciata dalla politica con l’avallo di alcuni sindacati come unica realtà in grado di rilanciare la produzione e dare occupazione, deve immediatamente rispettare i vincoli che le sono stati concessi dal Governo” dicono i portavoce M5S di Termini Imerese Luigi Sunseri (Ars),  Antonella Campagna e Loredana Russo (Senato della Repubblica).
“Blutec deve rispettare gli impegni ufficiali presi con il Ministero – spiegano i portavoce M5S – il Mise è disponibile ad attivare tutte le iniziative tese a supportare il rilancio del sito e a tutela dei lavoratori e ad oggi permangono le condizioni per l’Accordo con Invitalia, purché Blutec provveda al pagamento dei 2,5 milioni di euro (acconto già dovuto per la sottoscrizione del primo Accordo con Invitalia). Le risorse pubbliche degli ammortizzatori sociali vengano utilizzate per rilanciare le imprese o favorire la continuità produttiva e non come mero escamotage economico contabile da parte delle aziende. In caso contrario questo territorio dovrà essere liberato da questa nube che ci ha condotto ad un ritardo atavico nello sviluppo del territorio. Anche in quel caso – sottolineano Sunseri, Campagna e Russo – il Mise starà al fianco dei lavoratori. Ci preme inoltre sottolineare che non esistono informazioni ‘ufficiose’ ma mere speculazioni politiche da parte delle istituzioni locali che hanno deciso di far politica sulla pelle dei cittadini rischiando di compromettere un processo industriale che per loro responsabilità non ha mai permesso il rilancio di un’area importante del nostro Paese” – concludono i deputati.

AGGIORNAMENTO DELLE 18:

Gli operai della Blutec e dell’indotto hanno sciolto il presidio nell’aula consiliare del municipio di Termini Imerese. La protesta però sarà ripetuta domani, dalle 9 i lavoratori torneranno a occupare il comune; prevista la partecipazione di alcuni sindaci del comprensorio disponibili a sostenere le rivendicazioni degli operai. Fim Fiom e Uilm hanno invitato a partecipare anche i parlamentari nazionali e regionali, eletti a Termini Imerese per sostenere le ragioni dei lavoratori. I sindacati fanno sapere che se dai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo non arriveranno risposte sulla proroga della cassa integrazione e sul piano di rilancio della fabbrica che riguarda mille lavoratori (700 Blutec e 300 indotto) saranno intraprese nuove iniziative di lotta.

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