Odontoiatri esclusi graduatorie di specialistica ambulatoriale delle Asp di tutta Italia. La maggior parte degli odontoiatri italiani, circa 65mila, sono liberi professionisti.
Tra questi, solo il 4 o 5 per cento ha la possibilità di lavorare per il Servizio sanitario nazionale.
Ciò comporta gravi carenze nell’erogazione del servizio stesso, costringendo la maggior parte dei cittadini a rivolgersi al privato e a sostenere il costo delle cure ricevute.

Le normative vigenti

A spiegare lo scenario attuale e le criticità del settore a BlogSicilia è Francesco Scalici, medico odontoiatra libero professionista che esercita a Palermo, e amministratore del gruppo facebook “La laurea in Odontoiatria è specialistica”, che conta, in un meno di un mese dalla nascita, quasi 900 iscritti che stanno rivendicando il loro diritto all’accesso alla professione chiedendo la modifica delle normative vigenti.
Si tratta del decreto del Presidente della Repubblica del 10 dicembre 1997, n.483, recante la disciplina concorsuale per il personale dirigenziale del Servizio sanitario nazionale, il quale menziona espressamente la “specializzazione nella disciplina” tra i requisiti specifici di ammissione ai concorsi, e del cosiddetto “decreto Balduzzi” che detta una regola valida anche per gli odontoiatri. In pratica l’accesso alle funzioni di specialista ambulatoriale avviene secondo graduatorie provinciali riservate “esclusivamente al professionista fornito del titolo di specializzazione inerente alla branca d’interesse”.

Il corso di laurea istituito nel 1980 e lo scenario attuale

“Il corso di laurea in Odontoiatria – chiarisce innanzitutto Scalici – è stato istituito nel 1980, con i primi laureati nel 1985. E’ questo il titolo di studio che possiede la maggior parte degli odontoiatri. Ci sono poi i laureati in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Odontostomatologia.
Ogni anno si stilano presso le Asp le graduatorie di specialistica ambulatoriale che consentono di accedere a eventuali incarichi a tempo determinato, indeterminato e sostituzioni.
Quest’anno c’è stata l’esclusione in massa, da Agrigento a Trento, degli odontoiatri dalle graduatorie perché è richiesta la specializzazione. Lo stesso accade per chi intende partecipare a un concorso come dirigente odontoiatra e viene allo stato attuale escluso”.

“Cittadini e Ssn penalizzati”

“Vogliamo – prosegue Scalici – potenziare il ruolo dell’odontoiatria nel Servizio sanitario nazionale, attualmente penalizzato così come i cittadini. Chi non può permettersi di rivolgersi al privato, cosa fa? Ribadiamo che la nostra laurea è specialistica, ma allo stato attuale non possiamo offrire il nostro servizio alla popolazione nella sua interezza. Siamo professionisti a tutti gli effetti, ci stiamo ribellando in maniera pacifica, vogliamo potenziare l’odontoiatria pubblica e fare in modo che tutti i cittadini, senza distinzione tra chi ha i mezzi economici e coloro che non li possiedono, abbiano accesso alle cure”.

Una prima proposta di legge nel 2019

Il problema dell’accesso alla professione degli odontoiatri in realtà non è nuovo.
Nel novembre 2019 era arrivata alla Camera una prima proposta di legge che aveva visto come prima firmataria la deputata Rossana Boldi (Lega). Vi si legge: “Nel sistema attuale il possesso del diploma di specializzazione costituisce un requisito indispensabile ai fini dell’accesso ai concorsi per dirigente medico e alle funzioni di specialista ambulatoriale del Ssn. Senonché, nel caso specifico degli odontoiatri, il requisito in questione finisce di fatto per azzerare del tutto, o quasi, la platea di potenziali partecipanti ai concorsi di cui si discute”.
E ancora: “L’unica cosa certa è che i posti in questione sono assolutamente insufficienti a coprire il fabbisogno di odontoiatri del Ssn. La situazione è, poi, destinata ad aggravarsi ulteriormente negli anni a venire a causa del pensionamento di molti professionisti che attualmente lavorano o collaborano con il Ssn: la mancanza di odontoiatri in possesso del diploma di specializzazione, infatti, potrebbe impedire il fisiologico ricambio degli organici”.
Constatazioni confermate da Scalici: “Nelle varie graduatorie di specialistica ambulatoriale di tutta Italia – dice – il 70 per cento degli odontoiatri senza specializzazione sono stati esclusi”.

L’interrogazione parlamentare del deputato Marcello Gemmato e la decisione del Tribunale di Sassari

A sostenere gli odontoiatri nella loro battaglia anche l’Andi (Associazione nazionale Dentisti italiani), Aio (Associazione italiana Odontoiatri) e Cao (Commissione Albo Odontoiatri).
Ma c’è di più. Qualche giorno fa, il deputato Marcello Gemmato (Fdi) ha presentato una interrogazione rivolta al ministro della Salute, al ministro dell’Università e della Ricerca e al ministro per la Pubblica Amministrazione, nella quale osserva, come si legge sul sito internet dell’Andi, “come sembrerebbe evidente che nelle intenzioni del legislatore vi fosse la ovvia necessità di prevedere un titolo di specializzazione nella disciplina odontoiatrica per i laureati in Medicina e Chirurgia che volessero accedere ai concorsi ma, di contro, appare ancor più ovvio, se non banale, che per i laureati in Odontoiatria e Protesi Dentaria non occorra alcun tipo di specializzazione, poiché la normativa vigente in materia li legittima già ad esercitare compiutamente la professione proprio in virtù dello specialistico corso di studi universitario sostenuto e dell’iscrizione al rispettivo albo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri”.
Tra l’altro, il Tribunale di Sassari, a seguito di un ricorso presentato da un odontoiatra – ricorso volto a sospendere le graduatorie provvisorie degli specialisti ambulatoriali pubblicate dalla Ats Sardegna (Azienda per la Tutela della Salute), che l’avevano escluso per la mancanza del diploma di specializzazione – si è pronunciato stabilendo che il titolo dei laureati in Odontoiatria e Protesi Dentaria “assorbe” quello di specializzazione in Odontoiatria richiesto ai laureati in Medicina e Chirurgia.
Tuttavia sicuramente la disciplina in materia necessita di un riordino.

Una seconda interrogazione parlamentare

La deputata Boldi, inoltre, il 18 febbraio, ha presentato una ulteriore interrogazione parlamentare. Citando la sentenza di Sassari, ha affermato: “A fronte di tale significativo precedente, che si auspica possa finalmente aprire le porte del Servizio sanitario nazionale agli odontoiatri, appare indispensabile un intervento sul piano normativo, volto a riportare la dovuta chiarezza su una questione che assume vitale importanza per la sopravvivenza dell’odontoiatria pubblica”.

Una interrogazione all’Ars, la Sicilia prima regione

La Sicilia è la prima regione in Italia ad aver presentato una interrogazione ad hoc dopo le precedenti alla Camera. L’interrogazione – presentata il 9 febbraio – prima firmataria la deputata Marianna Caronia, è stata sottoscritta dal deputato Carmelo Pullara (entrambi della Lega).
“Un ringraziamento particolare – conclude Scalici – per aver sposato la nostra causa va ai consiglieri del Comune di Palermo, Igor Gelarda e Alessandro Anello, e per il lavoro di mediazione svolto per la nostra categoria”.

Articoli correlati