L’omicidio di Emanuele Burgio si è consumato in appena 45 minuti. Il delitto è rimasto impresso minuto per minuto, immortalato dalle telecamere e descritto da uno degli arrestati e dai testimoni che hanno assistito all’agguato di domenica notte alla Vucciria.

A mezzanotte e 52 minuti di lunedì tre spari in rapida successione svegliano la Vucciria di Palermo. In via Dei Cassari, a pochi metri dall’intersezione con via dei Tintori. Tre colpi nitidi che svegliano in tanti e che fanno accorrere amici e parenti in soccorso di Burgio trovato a terra in un lago di sangue.

Emanuele Burgio ha cercato di fuggire ma è stato raggiunto e uccido da Mattero Romano. Per Emanuele, 26 anni, figlio di Filippo l’ex cassiere della famiglia mafiosa di Palermo Centro in carcere per associazione mafiosa non c’è stato nulla da fare.

Uno dei proiettili è arrivato dritto al cuore.

Attorno a lui ci sono sette uomini arrivati a bordo di quattro scooter dal Borgo Vecchio. Uno di loro ha sparato con una pistola semiautomatica calibro 9 comprata per 200 euro da un magrebino pochi giorni prima.

Sono le telecamere che della zona la prova principale che inchioda Matteo, Domenico e Giovanni Battista Romano, oltre alla successiva confessione di uno di loro, Domenico il padre di Giovanni Battista. Lo scrive il gip Piergiorgio Morosini nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dopo la convalida del fermo in cui ripercorre tutte le fasi di quei trequarti d’ora di sangue alla Vucciria.

Secondo la ricostruzione della squadra mobile Matteo, Domenico e Giovanni Battista Romano, con altre quattro persone arrivano alla Vucciria intorno a mezzanotte e 45 minuti di lunedì, a bordo di una vespa e tre scooter che posteggiano lontano da via dei Cassari nella speranza di non essere inquadrati dalle telecamere.

Il confronto fra Burgio e i tre Romano inizia a mezzanotte e 50 minuti e dura appena due minuti, nei quali Burgio minaccia verbalmente i tre romano. Dalle immagini si vede Burgio mimare una scazzottata, si vede il 26enne colpire l’aria con una sequenza di pugni proprio davanti ai volti dei Romano. Il rito come lo ha raccontato Domenico. Voleva strappare la testa a Matteo, ha detto Romano durante l’interrogatorio.  L’ennesima provocazione che scatena la furia omicida. Mentre Burgio provoca, Giovanni Battista estrae la pistola che teneva dietro la schiena e di nascosto la porge allo zio Matteo.

Matteo Romano non attende un secondo, alza il braccio, punta il petto di Emanuele Burgio e fa fuoco, colpendolo al cuore. Emanuele prova a sottrarsi ai proiettili, si gira e si dirige verso via dei Tintori. I tre Romano lo inseguono.

Pochi metri perché Matteo Romano spara ancora e lo colpisce alla schiena. Burgio è a terra esanime in un lago di sangue. Gli hanno sparato tre colpi. I Romano e gli altri quattro del Borgo Vecchio si allontanano, riprendono gli scooter e si dileguano nella notte. I Romano sono i tre arrestati dalla squadra mobile 24 ore dopo con l’accusa di omicidio in concorso, premeditato e aggravato dai futili motivi.

A mezzanotte e 54 minuti di lunedì alla centrale del numero unico di emergenza arriva la telefonata di un residente di via dei Cassari che segnala la sparatoria alla Vucciria. A terra Emanuele Burgio viene soccorso dagli amici e dai parenti. Non attendono l’ambulanza, lo caricano privo di conoscenza in un’auto e a tutta velocità si dirigono al Policlinico.

All’una e 08 minuti di lunedì Emanuele Burgio arriva al pronto soccorso del policlinico già in arresto cardiaco. I sanitari tentano in tutti i modi di rianimarlo e strapparlo alla morte mentre fuori dall’ospedale cominciano fin dai subito a radunarsi familiari e amici. Il 26enne ha tre ferite al petto e alla schiena. La più grave, quella al petto, è stata quella fatale dirà l’autopsia eseguita oggi sempre al policlinico di Palermo. Il proiettile ha colpito il cuore del giovane.

All’una e 30 minuti i medici dell’area critica del pronto soccorso del policlinico dichiarano il decesso di Emanuele Burgio. Fuori dall’ospedale scoppia il caos con scene di disperazione dei familiari e parenti. Davanti al Policlinico ci sono circa 300 persone e i parenti sanno già chi ha sparato “quelli del borgo vecchio me l’hanno ammazzato” urla una donna anziana.

Solo l’intervento della polizia riporta la calma.

Mentre dal pronto soccorso del Policlinico arriva la notizia della morte di Burgio, in via dei Cassari da 30 minuti sono al lavoro gli agenti delle volanti arrivati a mezzanotte e 58 minuti come primo intervento, gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti e i poliziotti della scientifica che stanno repertando ogni cosa sulla scena del crimine

A cominciare dall’ogiva e dai tre bossoli calibro, fino all’auto di Burgio un Suv Mercedes da 60 mila euro che è stata sequestrata.

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