“A Palermo si continua a sparare e a uccidere, dobbiamo fermare questa mattanza. Troppe armi girano tra giovani e giovanissimi. Convocherò la commissione Antimafia allo Zen, il quartiere deve reagire. Non si può restare silenti. Chiameremo quanti potranno dare una mano a far cambiare questo quartiere”. Così il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, dopo l’omicidio del 21enne intervenuto per sedare una rissa nel centro di Palermo.
“Un tavolo fra Forze dell’ordine e associazioni di categoria”
“Quanto accaduto questa notte a Palermo è inaccettabile. Un giovane di 20 anni, ucciso mentre lavorava solo perché ha tentato di sedare una rissa, è una ferita che colpisce tutta la nostra comunità. La ‘movida’ non può trasformarsi in un far west, dove le regole del vivere civile vengono calpestate da chi pensa di potersi imporre con la violenza restando impunito. Desideriamo esprimere il nostro plauso alle forze dell’ordine per il rapido intervento che ha portato al fermo del presunto responsabile” dichiarano Raoul Russo, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, e Antonio Rini, presidente cittadino di FdI.
“È urgente — aggiungono Russo e Rini — istituire un tavolo di coordinamento tra le forze dell’ordine e le associazioni di categoria per avviare una vera collaborazione pubblico-privato sulla sicurezza ed istituire un patto civico pubblico che permetta di trovare le formule che diano la possibilità di rafforzare il presidio del territori a tutela della legalità. Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia del giovane ucciso. Nessuno può permettersi un simile disprezzo per la vita umana: non possono esistere zone franche dove la legalità viene sospesa”.
Violenza fuori controllo, misure straordinarie subito
“Non possiamo più fermare l’acqua con le mani”. Lo dice Saverio Romano coordinatore politico di Noi Moderati che continua “Serve un’azione straordinaria contro la deriva della violenza giovanile e urbana. Ero già intervenuto un anno e mezzo fa con una interrogazione parlamentare che denunciava con chiarezza la crescita esponenziale della delinquenza minorile e giovanile a Palermo.
Purtroppo, i fatti mi danno ragione. Oggi siamo arrivati a un punto di non ritorno: la città vive una stagione di violenza diffusa, di insicurezza e di disgregazione sociale che non può più essere ignorata”.
“Negli ultimi due anni Palermo ha conosciuto una sequenza inaccettabile di episodi: aggressioni brutali in pieno centro, furti con spaccata ai danni di commercianti che ogni giorno cercano di resistere, risse e accoltellamenti nelle discoteche e nei locali notturni, bande di giovanissimi che trasformano le strade in piste di sfida e di paura”.
Cronache di un disagio sociale
“La cronaca ci consegna quasi quotidianamente il racconto di un disagio sociale che è ormai esploso. Le periferie sono abbandonate al loro destino, i centri di aggregazione giovanile chiusi o inesistenti, la scuola lasciata sola, e le famiglie spesso disorientate e impotenti. Il risultato è un vuoto educativo e civico che diventa terreno fertile per l’illegalità e la violenza”.
“Non possiamo limitarci all’emergenza: serve una risposta strutturale, fatta di politiche educative, sociali e di sicurezza coordinate. Occorre rimboccarsi le maniche e ricostruire un tessuto di comunità, investendo nelle persone, nei quartieri, nella scuola, nello sport, nella cultura, nel lavoro.
La fermezza repressiva è necessaria, ma non basta: occorre anche un piano straordinario per le periferie, un patto civico tra istituzioni, parrocchie, associazioni, scuole e imprese. Bisogna tornare nei quartieri, dove lo Stato è spesso solo una scritta su un edificio pubblico chiuso o un’auto che passa di rado”.
“Sciami di motorini, spesso condotti da minorenni senza patente né regole, sfrecciano ogni giorno per le strade di Palermo, seminando paura e insicurezza. È il sintomo di una società diseducata all’autorità e al rispetto, dove l’idea stessa di limite è smarrita. Questo non riguarda solo Palermo!.
“Fenomeni analoghi si registrano a Napoli, Milano, Roma, Torino, in forme diverse ma con un minimo comune denominatore: il degrado sociale, culturale e morale di una parte del Paese.
Ecco perché servono provvedimenti speciali e urgenti, perché — come dico spesso — non si può fermare l’acqua con le mani”.
“Il mio pensiero commosso va ai familiari del giovane barbaramente ucciso mentre tentava di sedare una rissa: un gesto di coraggio e umanità che si è trasformato in una tragedia.
Una ferita profonda per Palermo e per tutti noi.
Ma il tempo delle parole è finito: la nostra città non ha bisogno di promesse, ma di fatti.
Serve una mobilitazione generale delle istituzioni, della società civile e della comunità educativa.
Solo così potremo restituire a Palermo — e alle nostre città — la speranza, l’ordine e la dignità che meritano” conclude.






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