I carabinieri del comando provinciale di Palermo nel corso della notte hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal gip di Palermo, su richiesta della Dda diretta da Maurizio de Lucia, a carico di 29 persone. Per 16 sono scattati gli arresti e per 13 l’obbligo di dimora e presentazione alla Pg.

Sono tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose e altro. Le indagini coordinate dalla Dda sono state condotte dal nucleo investigativo di Palermo tra il 2023 e il 2025 nel mafioso di Porta Nuova, storicamente uno dei più potenti e pericolosi della città. Gli indagati non erano stati inclusi nei provvedimenti dello scorso 11 febbraio nell’operazione “Grande Inverno”, che aveva portato in carcere  181 persone.

Le indagini hanno confermato come “cosa nostra” è un’associazione criminale vitale e al “passo coi tempi”: se infatti essa è fortemente legata alle regole dei “padri fondatori”, ai suoi antichi riti e che impone estorsioni ai commercianti e imprenditori e gestisce il traffico di droga e il controllo delle scommesse clandestine online. E’ emersa la capacità degli affiliati di ricorrere ai moderni mezzi di comunicazione per cercare di sfuggire alla pressione investigativa.

Nonostante le numerose operazioni, l’organizzazione continua ad essere un’associazione coesa, violenta e vitale, che può contare su un’allarmante disponibilità di armi, strenuamente rispettosa del modello organizzativo e delle regole storiche, ben ancorata al proprio territorio sul quale esercita un costante controllo, incidendo significativamente sul tessuto economico attraverso le tradizionali attività illecite ma che trae i propri ingenti guadagni dal traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina e droghe sintetiche, nonché dal gioco clandestino online. L’organizzazione impone i “pannelli di gioco” e può contare su importanti introiti che consentono di rimpinguare le casse. E’ emerso dalle indagini che le famiglie mafiose possono contare su una buona disponibilità di armi da fuoco, non limitandosi solo a detenerle ma in alcuni casi sono stati registrati episodi di cessione e vendita. Per imporre il proprio potere il clan non disdegna di fare uso della forza per la risoluzione dei problemi, facendo registrare e documentare numerosi pestaggi violenti.