Due organizzazioni criminali palermitane che commettevano reati in tutta la regione sono finite al centro dell’operazione Stele dei carabinieri del comando provinciale.

I militari stanno eseguendo in Sicilia, Emilia Romagna e Puglia una ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, nei confronti di 24 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere, estorsione, tentata rapina, detenzione illegale di armi, cessione illegale di armi, furto aggravato, ricettazione, simulazione di reato, produzione e traffico illegale di sostanze stupefacenti e lesioni personali.

Undici dei componenti dell’organizzazione sono finiti in carcere, 9 ai domiciliari e 4 hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le indagini hanno permesso di dimostrare l’esistenza di una struttura organizzata in modo piramidale con a capo la famiglia reggente dei Cintura, storicamente e notoriamente specializzata nei delitti di natura predatoria, ed in cui gli appartenenti erano meticolosamente organizzati tra loro tanto che, la condotta delittuosa veniva considerata una vera e propria attività lavorativa da svolgere con costanza e dedizione, con turni di lavoro precisi e scandagliati nel tempo.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Giorgia Spiri e Felice De Benedittis, della Procura di Palermo, hanno consentito di disarticolare le due associazioni per delinquere, che hanno accumulato negli anni rapporti sia contattoi con soggetti legati alla criminalità comune ma anche organizzata, ovvero con esponenti di vertice di “cosa nostra”.

È stata infatti documentata la mediazione di esponenti di vertice di “cosa nostra”, ogni qualvolta venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di soggetti appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine, come nel caso di un furto commesso a Castellamare del Golfo o dei furti consumati ai danni della Edil Ponteggi di Bagheria di proprietà di Paolo Scaduto, figlio del più noto boss Pino Sscaduto, storico esponente della famiglia mafiosa di Bagheria. Oltre ai furti le organizzazioni avrebbero gestito la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni ma anche nel reperimento di armi. Tra l’altro alcuni degli indagati erano finiti nell’operazione Over con la quale era stata disarticolata l’organizzazione degli spaccaossa a Palermo. Uomini senza scrupoli che per truffare le assicurazioni provocavano fratture a poveri diseredati.

Il centro dell’organizzazione era la borgata Cruillas nel territorio compreso tra Borgonuovo, San Giovanni Apostolo e Cep. L’associazione capeggiata da Andrea Cintura, anche se in carcere, servendosi dei componenti della sua famiglia, ma anche della collaborazione di altri soggetti, costringesse diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare settimanalmente somme di denaro che variavano in relazione al tipo di attività commerciale, camuffando le richieste estorsive sotto forma di contributo per l’organizzazione della “festa di quartiere”. In particolar modo Andrea Cintura ed il figlio Domenico, collocati al vertice dell’associazione detenevano il completo predominio sul quartiere e su chiunque volesse prendere ogni genere di iniziativa commerciale, compresi coloro che volevano allestire banchi di rivendita e che necessariamente dovevano ottenere il loro benestare. L’articolata attività è iniziata a febbraio del 2017 dopo un furto consumato ai danni di una ditta di fornitura di materiale edile sita nel comune di Lascari (Pa) e si concludeva nel mese di giugno 2019.

Fra gli innumerevoli furti, ricostruiti mediante una sofisticata attività tecnica che comprendeva intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi di videosorveglianza, implementata da tradizionali metodi investigativi, risalta quello di maggiore valore simbolico, da cui, fra l’altro, trae il nome l’operazione di polizia giudiziaria, il 6 marzo del 2017, all’interno del cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, monumento, costruito in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage del 23 maggio 1992 e dedicato agli uomini della scorta del Giudice Giovanni Falcone, rischiando di compromettere la celebrazione dell’importante momento commemorativo.

Veniva inoltre documentata la formazione di un nuovo gruppo criminale, a seguito del mutamento degli equilibri interni del sodalizio principale, ovvero quello dei “Cintura”, circostanze che portavano all’allontanamento di uno dei suoi componenti che da li a poco si sarebbe unito ad un nuovo gruppo, operante nel quartiere Zen 2, che prendeva di mira diversi obiettivi di pubblica utilità quali la discarica di Bellolampo e l’acquedotto comunale.

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