I giudici della prima Sezione del Tar di Palermo (Calogero Ferlisi, presidente, Aurora Lento e Sebastiano Zafarana) hanno accolto i ricorsi delle aziende che avevano presentato ricorso contro il Piano regionale di tutela della qualità dell’aria. Un provvedimento, fortemente contestato da Confindustria, che, nelle intenzioni dell’amministrazione del presidente Nello Musumeci, avrebbe dovuto ridurre le emissioni in atmosfera attraverso una serie di paletti imposti alle imprese. Contro questo piano, si sono schierati colossi come Isab e Sasol, i cui stabilimenti si trovano nella zona industriale del Siracusano, il secondo polo petrolchimico d’Europa, peraltro al centro di alcune inchieste, tra cui l’ultima denominata No Fly sulla qualità dell’aria. I ricorrenti contestano alla Regione di aver suddiviso il territorio regionale in zone troppo ampie e disomogenee, accorpando aree geografiche molto diverse. Ed il pronunciamento del Tar segna un punto a favore delle aziende.

In particolare, l’Isab, nel suo ricorso, ha indicato che l’applicazione del Piano avrebbe effetti dispendiosi solo su poche aziende industriali, “a fronte del fatto che le problematiche maggiori di inquinamento riscontrate sono invece riconnesse al traffico veicolare”. Nel dettaglio, il colosso petrolifero sostiene che le misure del Piano “non sono realizzabili tecnicamente, oppure potrebbero essere realizzati con costi esorbitanti e sproporzionati, ma senza un corrispondente beneficio in termini di miglioramento della qualità dell’aria”. Nel provvedimento del Tar di Palermo è indicato che “la raffineria avrebbe già svolto e starebbe svolgendo gli interventi di adeguamento previsti” dal ministero dell’Ambiente.

E poi c’è la questione dei dati relativi all’inquinamento. “Una seconda considerazione – si legge nel provvedimento del Tar –  è che la Regione non dispone dei dati necessari per stabilire con certezza se e dove ubicare le attività di monitoraggio in siti fissi, e ciò è una diretta conseguenza del fatto che non è stata effettuata la classificazione del territorio sulla base della verifica delle soglie di valutazione inferiore e superiore”. Insomma, la rete di rilevamento sarebbe un vero colabrodo. “Ed ancora il Rapporto annuale sulla qualità dell’aria 2015 allegato al Piano evidenzia come molte delle stazioni di misurazione non raggiungano i valori di efficienza previsti”. Ed a tal proposito, “anche il ministero dell’Ambiente nelle osservazioni al Piano ha rilevato l’inadeguatezza della rete di monitoraggio”.

Il commento dell’assessore al Territorio e Ambiente Toto Cordaro

“Non siamo ancora in possesso delle motivazioni relative al Piano, redatto dall’Arpa-Sicilia; di conseguenza, seppur le sentenze vanno applicate sempre, ci riserviamo di esprimerci non appena tale provvedimento sarà notificato. Quanto agli obiettivi del Governo regionale, restano per noi priorità assolute la tutela dell’ambiente e della salute pubblica e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Come conciliarle, lo concorderemo in un confronto leale con le parti interessate”.

La reazione di Confindustria Siracusa

“L’odierna sentenza – dice il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona-  del TAR che accoglie tutte le motivazioni delle aziende ricorrenti avverso al Piano Regionale di tutela della qualità dell’aria in Sicilia, conferma quanto affrettate ed ingiustificate ma soprattutto lesive fossero alcune prescrizioni impartite alle aziende stesse. Da mesi invochiamo un franco confronto con i tecnici dell’Assessorato all’Ambiente con l’obiettivo comune di apportare dei correttivi al Piano affinché le misure derivanti dal Piano stesso fossero realmente efficaci per la salute della popolazione e tenessero conto della sostenibilità economica dei costi relativi.
Oggi, nel ribadire che è importante ed imprescindibile che la Regione si doti di un Piano di tutela della qualità dell’aria che sia rispettoso di tutte le norme comunitarie e nazionali in vigore, nonché dell’ordinamento giuridico, auspichiamo che presto si possa avviare un tavolo tecnico che prenda in esame quanto rilevato nella sentenza del Tar. Le Aziende interessate si impegnano, nel contempo, a proseguire i propri progetti di miglioramento e adeguamento previsti nelle AIA”.

Il commento della Uil 

Il piano dell’aria, così come promulgato dalla Regione siciliana, avrebbe smantellato la maggior parte delle industrie isolane gettando sul lastrico decine di migliaia di famiglie e avrebbe fatto collassare l’economia di alcune province. Si sarebbe bloccato qualsiasi sviluppo e impedita la possibilità di una evoluzione verso una economia green per produrre solo macerie e deserto industriale”. Così Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia commenta la sentenza del Tar che annulla questo piano. “Avevamo chiesto più volte di aprire un confronto – continua il leader della Uil – per modificare le misure adottando parametri realistici per consentire investimenti per la riqualificazione e la tutela dell’ambiente senza distruggere i posti di lavoro. Sino ad oggi però abbiamo ricevuto dalla Regione solo riposte ambigue e dilatorie. Adesso con questa sentenza c’e’ l’occasione di ripartire facendo un discorso serio su lavoro, ambiente e transizione verso l’economia verde, che libera investimenti. Speriamo che la Regione non si incanaglisca nel riprodurre una situazione drammatica. Il sindacato ha già proclamato azioni di lotta. Basta nascondersi dietro capziose rigidità burocratiche, come dimostra l’attuale sentenza, il governo si assuma le proprie responsabilità e cambi passo”.”