“Dal vertice di oggi sulle ex province convocato dal governatore Nello Musumeci incassiamo, anche grazie alla piazza, due risultati certi: una sostanziale convergenza di tutti i deputati sull’urgenza di garantire parità di trattamento fra le province siciliane e quelle del resto d’Italia. E poi l’impegno di Musumeci ad erogare con immediatezza le somme previste nel bilancio appena approvato (circa 112 milioni) che rappresenteranno una boccata d’ossigeno per le casse degli enti e gli stipendi dei lavoratori”.

Lo dichiarano Giuseppe Badagliacca segretario Csa Sicilia e Santino Paladino del Dipartimento Nazionale Csa ex Province.

“Dissentiamo dai provvedimenti che propone Anci Sicilia che lascerebbero fuori dalle possibili soluzioni enti importanti come Messina ed abbiamo invitato il governo regionale e i deputati nazionali a verificare, già giovedì quando è previsto un vertice a Roma, la possibilità di soluzioni che risolvano alla radice il problema – aggiungono i sindacalisti – Abbiamo chiesto con forza che la Regione metta urgentemente mano al ridisegno delle funzioni convocando al più presto l’osservatorio ed abbiamo sottolineato l’urgenza di abrogare definitivamente l’articolo 2 della legge regionale 27/2016 che rappresenta per noi la vera calamità normativa per gli enti ed i lavoratori”.

“Un primo passo. Utile, perché il confronto è l’unico modo per generare azioni corali efficaci. Ma solo un primo passo rispetto al quale attendiamo sviluppi. E in tempi brevi, risultati concreti e verificabili”. Così Cgil Cisl e Uil . “Al governatore Musumeci – scrivono in una nota i confederali – abbiamo chiesto che le parti tornino a incontrarsi nel giro di una-due settimane per monitorare la situazione, che in Sicilia pende come un’ipoteca sulla testa di 6000 lavoratori di cui 400 precari. E abbiamo evidenziato, come di estrema urgenza, la vicenda dei lavoratori che, a causa del dissesto già proclamato, degli enti, non percepiscono stipendio da mesi”.

Il riferimento è al Libero consorzio di Siracusa. Ma tutti, segnalano i sindacati, sono “a rischio di un effetto domino che impedisce loro di adempiere alla propria mission nel territorio, sulla viabilità, sulle strutture scolastiche, sul fronte dei servizi sociali. E li rende incapaci di erogare stipendi ai dipendenti”.

Tra le decisioni assunte nel corso dell’incontro, e sulle quali Cgil Cisl e Uil attendono sviluppi, l’impegno dei deputati siciliani a Roma, così come di Palazzo d’Orleans, a sollecitare il Governo nazionale a un decreto legge di riordino del sistema delle autonomie locali. L’abolizione del prelievo forzoso che strozza gli enti locali siciliani sottraendo dalle loro già esangui casse 270 milioni l’anno. Ancora, l’impegno della Regione a sostituirsi alle ex Province nei mutui da queste già contratti con Cassa depositi e prestiti: operazione che, a norma approvata dal Parlamento nazionale, libererebbe 22 milioni, complessivamente. Insomma, decisioni la cui attuazione i sindacati sollecitano come “necessaria al più presto perché gli enti intermedi escano dal tunnel, recuperino la loro storica prersenza nel territorio. Restituiscano ai lavoratori la certezza del diritto allo stipendio”.

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