• Protestano i commercianti della città che si sentono “abbandonati ed uccisi dallo Stato” dimostrandolo con dei messaggi sulle vetrine
  • Al via la petizione online di Confesercenti
  • Il presidente Musumeci attende risposte positive da Roma per ristori ad imprese

“Abbandonati e uccisi dallo Stato #Capriespiatori ristorazione, spettacolo, cultura, sport e turismo”. Il messaggio è eloquente ed è affisso ad una delle vetrine delle centinaia di negozi ed esercizi commerciali di Palermo, chiusi per l’istituzione della zona rossa che – partita da oggi – durerà fino al 14 aprile.
Monta, quindi, la protesta civile di molti negozianti che, esasperati dalla situazione, hanno voluto farsi sentire in questo modo, con dei cartelli anche per sensibilizzare l’opinione pubblica e non solo.

Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, tuona

Non si è fatto attendere il commento di Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo che ha detto:

“Troppe chiacchiere e nessun fatto concreto, come sempre. Troppo comodo. Quella di Palermo non è un’emergenza, è una situazione figlia di una macchina organizzativa che evidentemente non ha funzionato, ammesso che i dati siano corretti e non buttati a casaccio. Perché non conosciamo i numeri, non c’è trasparenza. E ammesso che ci fosse, non abbiamo garanzie di gestione adeguata dei dati, visto il sistema confuso e medievale se anche in buona fede”.

Di Dio rilancia le critiche sulla gestione dell’emergenza sanitaria proseguendo: “Siamo stanchi di una classe politica che agisce come un “notaio” e assume posizioni pilatesche o addirittura autoritarie e arbitrarie. Noi rispettiamo le disposizioni ma vorremmo essere certi che non ci troviamo dinanzi ad abusi, visto che i dati non sono quelli che sancivano la zona rossa secondo i parametri nazionali. Comincia l’ennesima settimana di chiusura, ma solo per quelle poche, funestate e sventurate categorie, a nostro avviso tanto inutile quanto evitabile”.

E continua: “Ci costringono alla chiusura con solo poche ore di preavviso, senza alcun rispetto del nostro lavoro e della nostra rovina. A giudicare dai fatti, nessuno si preoccupa o è in grado di trovare la soluzione per aiutare le imprese concretamente e non con le chiacchiere. E, cosa ancor più grave, nessuno ha pensato un nuovo e più efficace modello di contrasto alla pandemia. Più è dimostrato che le misure adottate in passato non hanno funzionato e più si insiste a riproporle”.

La Di Dio analizza la situazione: “Di fronte a disfunzioni, leggerezze e iniquità non abbiamo mai sentito ammissioni di responsabilità o provvedimenti sanzionatori nei confronti di responsabili. Solo chiacchiere ed inutili riunioni. La colpa è sempre degli altri. Tanto poi sono gli imprenditori, le aziende e le partite Iva, cioè le categorie che producono reddito e che versano le tasse più cospicue, a pagare il conto finale di comportamenti e decisioni inutili, incoerenti e inique”.

E si chiede: “Per quanto riguarda le responsabilità di ciò che non dipende dalle chiusure ma di ciò che deve funzionare, sappiamo per certo che ancora non funziona la campagna vaccinale: ai ritmi attuali, in base alla nostra simulazione con la media degli ultimi giorni, soltanto nei prossimi anni, ed esattamente ad aprile 2022, verrà completata la somministrazione della prima dose. Di questo chi ne risponde?”.

Concludendo: “Questa nuova deleteria zona rossa comporterà ulteriori danni all’economia cittadina. stimati approssimativamente in 50 milioni di euro. Chi e quando rimborserà questo danno? Questa settimana di chiusura forzata darà il colpo di grazia ad altre imprese già in agonia, avremo la perdita di altri numerosi posti di lavoro che si aggiungeranno al milione di posti di lavoro già persi in Italia. Chi paga per questo? L’inadeguatezza ha un costo. È passato un anno e sembra di essere all’anno zero nella lotta alla pandemia”.

Al via la petizione online di Confersercenti

Anche Confersercenti è scesa in campo con delle iniziative in tutta Italia con uno slogan univoco “Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”. In Sicilia non sono mancate manifestazioni, nel rispetto delle regole: incontri con le istituzioni a tutti i livelli con la presentazione delle proposte delle imprese, eventi on line, tam tam sui social e l’invio di massa a membri del Governo, deputati, senatori e al Governo regionale delle proposte di Confesercenti che da oggi è possibile sostenere attraverso una petizione online sul sito di Confesercenti.

“È evidente – dice Vittorio Messina, presidente di Confesercenti Sicilia – che il sistema messo in atto non funziona e che bisogna cambiare registro. Trovare soluzioni che permettano alle imprese di lavorare in sicurezza. Serve un Decreto Imprese dedicato che preveda sostegni adeguati alle perdite realmente subite e ai costi fissi sostenuti, misure per il credito e nuovi protocolli che consentano alle attività di ripartire”.

Un appello che Confesercenti ha lanciato anche dai maggiori quotidiani nazionali. “Noi imprese siamo il motore dell’economia e del lavoro. Solo se ripartiamo, riparte l’Italia”.

I capisaldi dell’iniziativa

La petizione contiene una serie di proposte su: sostegni, fiscalità, credito alle imprese, riaperture. Già ieri sera Confesercenti Sicilia ha inviato il documento e una lettera con una richiesta di incontro ai vertici delle istituzioni regionali: presidente della Regione, presidente dell’Ars e presidente dell’Anci. Proprio dall’associazione dei sindaci è arrivata la prima condivisione.

“Nel pieno e totale rispetto della salute pubblica accogliamo l’appello della Confesercenti per portare le imprese fuori dalla pandemia”, ha dichiarato con una nota ufficiale il presidente dell’Anci, Leoluca Orlando.

Tra le proposte, regole nuove sulle riaperture:

  • Per il comparto della ristorazione in zona gialla prevedere: somministrazione consentita fino alle 22 (dalle 18 servizio esclusivamente al tavolo), asporto consentito fino alle 22, delivery libero.
  • Per il comparto dei bar in zona gialla prevedere: somministrazione consentita fino alle 20 (dalle 18 servizio esclusivamente al tavolo), asporto consentito fino alle 22, delivery libero.
  • Per il comparto della ristorazione e dei Bar in zona arancione prevedere: somministrazione consentita fino alle 18, asporto consentito fino alle 22, delivery libero.
  • Per le attività presenti nei mercati, nei centri e gallerie commerciali ed altre strutture assimilabili in zona gialla e arancione prevedere: nessuna preclusione nelle giornate festive e prefestive nel rispetto dei protocolli e delle linee guida regionali.
  • Per il comparto del commercio ambulante in zona rossa la previsione di sospendere i mercati ad eccezione delle attività dirette alla vendita di generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, nonché dei generi di prima necessità individuati nell’allegato 23.
  • Per il comparto dei servizi di barbiere e parrucchiere prevedere l’apertura nel rispetto dei protocolli e delle linee guida regionali.

Musumeci attende ok da Roma per ristori ed imprese

Intanto si attende da Roma l’ok al piano per i ristori alle imprese, predisposto dal governo Musumeci. Tale piano prevede l’utilizzo di 250 milioni di euro del fondo di sviluppo e coesione nonché ulteriori 100 milioni di sostegno al credito garantiti dalla convenzione della Bei.

Con la riprogrammazione delle risorse, già deliberata dalla Giunta di governo, si tende a garantire sostegno al credito anche per le aziende più fragili. L’obiettivo della Regione è quello di evitare la polverizzazione delle risorse che non risolverebbe alcun problema di tenuta e di favorire invece la concessione di capitale immediatamente spendibile per far ripartire il sistema produttivo siciliano: prestiti a tasso zero di interessi e rimborsabili a lungo termine.

Questa, in sintesi, è anche l’intesa raggiunta nei giorni scorsi dalle più rappresentative organizzazioni di categoria durante l’incontro a Palazzo Orleans con i dirigenti degli uffici della presidenza e degli assessorati alle Attività produttive e all’Economia.

“Lo sforzo che il governo regionale sta compiendo, sia chiaro – precisa il presidente Musumeci – non può essere sufficiente se non è accompagnato dagli interventi del governo nazionale, che speriamo siano più incisivi di quelli operati finora. Servono risposte più puntuali e noi, assieme ai 250 milioni previsti, metteremo in campo anche i cento milioni di euro di sostegno al credito, garantiti dalla convenzione della Bei con l’assessorato all’Economia”.

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