Tornano in libertà due degli arrestati lo scorso 16 marzo nell’ambito dell’operazione dei carabinieri “Brasca”. Lo ha stabilito il Tribunale del Riesame che ha annullato le ordinanze di custodia cautelare emesse a carico del commercialista Fabrizio Di Costanzo e di Pietro Capizzi.

Di Costanzo è accusato di intestazione fittizia di beni aggravata dall’ aver favorito Cosa nostra, mentre Cpiazzi di aver fatto parte della famiglia mafiosa di Villagrazia.

I due erano finiti in mantete nel  blitz dei carabinieri nell’ambito dell’inchietsa denominata “Brasca” che insime al filone parallelo di indagini  “Quattro Zero” aveva portato a 62 arresti tra Palermo e provincia.

Non avrebbe retto il quadro accusatorio dei pm nei confronti dei due. Di Costanzo, noto commercialista, ex assessore al Bilancio di Cinisi e titolare della Bingo.it srl, una società che opera nel settore delle scommesse, era stato accusato di essere riconducibile alla famiglia Adelfio di Villagrazia.  L’azienda è stata sequestrata, ma alla luce della decisione del Riesame, il legale di Di Costanzo presenterà un’istanza al gip per chiederne la sua restituzione.

Pietro Capizzi è invece il titolare del bar “Rerum” di via Villagrazia. Secondo la Procura sarebbe un affiliato a Cosa nostra: alcune intercettazioni telefoniche rivlerebbero contatti con altri esponenti mafiosi, in particolare con Vincenzo Adelfio. Per la Dda l’ indagato avrebbe chiesto ai boss di Villagraza di finanziare il funerale del padre e si sarebbe rivolto alla stessa famiglia mafiosa perché eliminasse, a suon di minacce, la concorrenza di un altro commerciante.

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