Negli slogan e dal megafono si autodefinisco “marea” e realmente lo sono. Ieri le donne palermitane hanno invaso le strade del centro storico di Palermo in occasione della manifestazione indetta dall’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne in perfetta linea di continuità con lo sciopero globale delle donne che ha visto le stesse oggi, in tutto il mondo, sottrarsi ai cicli produttivi e riproduttivi per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, per manifestare il proprio dissenso contro la violenza di genere, qualsiasi sia la forma in cui essa viene perpetrata.

Studentesse medie e universitarie, lavoratrici, precarie, disoccupate si ritrovate, infatti, unite in un un eterogeneo ma compatto serpentone dietro lo striscione su cui campeggiava la scritta “8 marzo-Sciopero globale delle Donne” intonando cori dal significato inequivocabile come ” Il corpo delle donne non si tocca, lo difenderemo con la lotta!”, “Lo stupratore non è un malato ma il figlio sano del patriarcato”, “A casa, a lavoro oggi non ci stiamo. Scioperiamo, scioperiamo!”

E’ chiara dunque l’opposizione a un sistema capitalistico e patriarcale che infligge violenza sulle donne, in maniera molteplice, attraverso il ricatto della precarietà nel lavoro, la mercificazione dell’immagine femminile, la lettura di fatti di violenza di genere in chiave emergenziale e l’assenza di un welfare costruito a partire dai bisogni delle donne. Chiara è, altresì, l’importanza sostanziale attribuita alla pratica dello sciopero: la violenza sulle donne attraversa tutti i luoghi dell’esistenza, la casa, il posto di lavoro, le strade, le scuole e le universitá, e per questo si combatte pretendendo la trasformazione reale e profonda di tutta la società e la decostruzione dei ruoli stereotipati che vengono imposti ogni giorno.

Lo sciopero delle donne è quindi lo strumento che il movimento femminista ha scelto per colpire un sistema di produzione e di riproduzione che iper-sfrutta le donne e le relega ad una condizione di subalternità. “Una manifestazione, quella di oggi che ha guardato non solo alle donne ma a tutte le categorie considerate subalterne e che, con la sua grandissima e determinata partecipazione, si configura come momento di un processo in costante evoluzione, che mira alla radicale trasformazione dell’attualità, a partire da cui le strade possano essere intese come il luogo più giusto in cui tessere reti contro lo sfruttamento e la discriminazione; come momento che avvalora l’inequivocabile importanza di occasioni come queste, di pratiche come lo sciopero per strappare spazi di libertà e autonomia a un sistema che ci vuole vittime e subalterne, per iniziare a leggere la violenza di genere con le giuste lenti e non quelle distorte di media e poteri forti.

Per far questo solo la costante e attiva partecipazione delle donne, in tutti gli ambiti (lavorativi e in più in generale sociali) che quotidianamente attraversiamo e viviamo, può portare a un ribaltamento della situazione presente” afferma Noemi Di Mauro dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne.