Un futuro in rosa per Palermo? Mancano poco meno di due anni alle prossime elezioni amministrative e proprio nel momento più nero della città negli ultimi anni,  con i recenti fatti di cronaca, dalla questione delle bare abbandonate al cimitero dei Rotoli, al nubifragio e i danni del Festino 2020, fino alla classifica del sole 24 ore che relega Orlando agli ultimi posti tra i sindaci italiani,  incominciano ad emergere candidature possibili, di diverso colore e origine politica.

Non siamo per dare la caccia alle streghe e per andare contro  Leoluca Orlando perchè  gli riconosciamo di avere svolto un ruolo importante nella ricostruzione di questa città che sopratutto sotto la sua azione di governo si è trasformata, ed in meglio, anche se nessuno sembra ricordare da dove veniamo in questi ultimi tempi. Ma c’è adesso ancora una volta a Palermo l’esigenza di una svolta radicale nell’amministrazione e nell’immagine della città. Una svolta che necessariamente passerà da un cambio al comando e da un indirizzo di successione non proprio diretto per “linea di sangue” con il sindaco in carica.

Sappiamo tutti  che Palermo ha bisogno quindi di un nuovo inizio. E chi meglio di una donna, oggi più di ieri, può guidare questo nuovo inizio in un contesto più europeo che mediorientale?
Negli anni 80, al momento più buio della città, fu proprio un sindaco donna, la compianta Elda Pucci, a dare a Palermo quello sprazzo di credibilità che tante, troppe, giunte democristiane etero dirette dalla mafia  avevano disperso o mai avanzato. Di nomi allora in questi giorni ne circolano parecchi, anche sui social. E nel bel mezzo del chiacchiericcio informale escono fuori anche delle idee interessanti.

Da Cleo Li Calzi, stimata professionista con buone relazioni anche di livello nazionale ed un trascorso prima nello staff di Raffaele Lombardo e poi nella giunta regionale guidata da Rosario Crocetta in qualità si assessore al turismo, a Patrizia Di Dio, imprenditrice di successo, Presidente di Confcommercio Palermo, stimata in ambito nazionale anche per il suo attivismo sociale che però ha sempre smentito di nutrire la velleità di essere sindaco. E poi  la sempre verde Patrizia Monterosso con un lungo curriculum amministrativo ed oggi solo direttore della Fondazione Federico II che gestisce, con efficiente successo,  la parte culturale del Palazzo Reale che ospita l’Assemblea Regionale di cui è Presidente Gianfranco Miccichè.

Tre donne, tre idee di futuro in rosa per Palermo, tre personalità all’altezza della sfida che attende la Palermo post Orlandiana. Con la consapevolezza che l’unica vera sfida sarà quella di tirare fuori la città dalle secche in cui si trascina da qualche tempo ed in cui è caduta proprio in concomitanza della grande crisi imposta dal Covid 19 e da tutte le sue conseguenze.

Non basta più  essere buoni, essere più o meno  belli o essere onesti per questa città.  Adesso occorre un colpo d’ali nella consapevolezza che la città va ridisegnata nei prossimi 10 anni prendendo spunto dalle sue nuove vocazioni,  salvando il buono dell’esperienza di Orlando che, è giusto ricordarlo ancora, ha comunque dato un contributo migliorativo con diverse rivoluzioni decisive in 20 anni di governo. Aveva preso in mano una città devastata dalla mafia e dal malaffare e l’ha riportata con dignità ed attenzione  nello scenario nazionale ed internazionale.

La scelta da fare adesso però riguarda anche l’alternativa tra l’avere una metropoli integrata ed europea, simile ad Amsterdam e Parigi o una capitale mediterranea che volga lo sguardo più al medio oriente, in bilico quindi tra Tunisi ed Instambul. Chi scrive preferisce la prima opzione e vorrebbe che venisse messa in pratica da un bravo sindaco donna, di qualunque colore politico essa fosse.