Addio ad un milione di pecore negli ultimi dieci anni in Italia dove la crisi in atto rischia di decimare irrimediabilmente gli allevamenti sopravvissuti che svolgono un ruolo insostituibile per l’economia, il turismo, l’ambiente e la stabilità sociale del territorio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione del primo “pecorino day” per sostenere i pastori ed il loro lavoro in un momento di grande difficoltà con appuntamenti speciali nei mercati degli agricoltori e degli allevatori di Campagna Amica in tutta Italia, con degustazioni guidate, presentazione dei prodotti salvati dall’estinzione e preparazione di ricette “in diretta” dagli agrichef, i cuochi contadini, da Roma a Vicenza, da Torino a Napoli, da Lecce a Reggio Calabria ma anche a Trapani e a Catania

Una iniziativa – sottolinea la Coldiretti – per salvare le 6,2 milioni di pecore sopravvissute in Italia e dare un futuro ad un mestiere antico ricco di tradizione che consente anche la salvaguardia di razze in via di estinzione e vantaggio della biodiversità del territorio. Dal latte di pecora si ottengono in Italia – continua la Coldiretti – circa 60 milioni di chili di formaggi pecorini dei quali oltre la metà a denominazione di origine (Dop). Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine a fare la parte del leone – continua la Coldiretti – è il Pecorino Romano Dop, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano, il Crotonese il Toscano, quello di Filiano, di Picinisco, delle Balze volterrane oltre al Fiore Sardo, al Canestrato Pugliese, al Canestrato di Moliterno alla Vastedda della Valle del Belice, al Murazzano e alla Robiola di Roccaverano che usa anche caprino. Accanto ai pecorini tutelati dall’Unione Europa sono circa un centinaio quelli tradizionali censiti dalle regioni, ma numerose sono le versioni proposte dagli allevatori dal “sottocrusca” al “sottograno” fino allo “stagionato in grotta” e curato con olio.

Sostenere con i propri acquisti la produzione nazionale di pecorino significa – afferma la Coldiretti – aiutare il proprio territorio e contrastare anche l’abbandono delle aree piu’ difficili dove i pastori svolgono un ruolo insostituibile di presidio. Secondo una recente indagine Doxa – riferisce la Coldiretti – piu’ di un italiano su dieci (12%) inserisce il pecorino nella lista dei formaggi preferiti ed è immancabile in molti primi piatti storici, dal cacio e pepe alla carbonara, dalla gricia al pesto alla genovese fino alla pasta alla pecorara. Ma arricchisce anche secondi piatti soprattutto in frittate e polpette e non manca neanche nei dolci come ad esempio nelle pizze salate di Pasqua, senza dimenticare l’irrinunciabile abbinamento fave e pecorino tradizionale per la festa dei lavoratori.

Il pecorino – ricorda la Coldiretti – è uno dei formaggi italiani più antichi: veniva prodotto già nella Roma imperiale e faceva parte delle derrate dei legionari, ma è probabile che le sue origini siano ancora più lontane, vista la diffusione delle pecore sul nostro territorio.

Con quasi ¼ della produzione esportata l’andamento del pecorino dipende molto dalle esportazioni all’estero dove a pesare negativamente sono le imitazioni diffuse in tutto il mondo a partire dagli Stati Uniti, che sono il mercato piu’ importante per le nostre esportazioni, dove si stima che 2 pecorini di tipo italiano su 3 sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy. Si tratta – spiega la Coldiretti .- di produzioni realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il nome di “romano” cheese, ma anche di formaggi importati dall’estero, soprattutto dall’Europa, da paesi come la Romania che fanno concorrenza sleale alle produzioni Made in Italy.

La pastorizia – continua la Coldiretti – è un mestiere ricco di tradizione molto duro che costringe ogni giorno alla sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene sottopagato. Un impegno di elevato valore ambientale poiché – conclude la Coldiretti – si tratta di un’attività che è concentrata nelle zone svantaggiate e che garantisce la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio, dalla rustica pecora sarda alla pecora sopravissana dall’ottima lana, dalla pecora comisana con la caratteristica testa rossa a quella massese dall’insolito manto nero che rappresentano un patrimonio di biodiversità il cui futuro è minacciato da un concreto rischio di estinzione. Un patrimonio che gli agricoltori di Campagna Amica sono impegnati a difendere con “I sigilli”, prodotti e animali della biodiversità agricola italiana che nel corso dei decenni sono stati strappati all’estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici.