Una esecuzione in tipico stile mafioso, un agguato organizzato in piena regola, eppure la mafia non ne sarebbe stata responsabile. Nonostante il cognome di una delle vittime, Vincenzo Bontà, nonostante le parentele visto che era sposato con una Bontate.

Dietro il duplice omicidio di ieri in via Falsomiele ci sarebbe una lite legata a questi di confine, di vicinato. Una lite dovuta ad un muro divisorio. La ferocia, l’organizzazione, l’azione da sicari esperti sarebbe stata concepita da un geometra comunale di Palermo e dalla moglie.

Il sospetto si era insinuato ieri pomeriggio, poi era diventato concreto ieri sera quando gli inquirenti hanno acquisito un video con una lite fra la vittima principale e le persone che da qualche ora si trovavano in questura per essere interrogate. Alle tre della scorsa notte è scattato il fermo come indiziati di omicidio per Carlo Gregoli, 52 anni, geometra comunale addetto ai servizi cimiteriali di Palermo. Con  lui in stato di fermo ci sarebbe Adele Velardo, 46 anni, la moglie casalinga. A casa della coppia sono state trovate numerose armi e munizioni compatibili con quelle usate nell’agguato.

Una svolta che ha dell’incredibile. I due abitano a pochi passi dal luogo del delitto. Sarebbero i responsabili del duplice omicidio ma ancora la ricostruzione è parziale e lacunosa tanto che gli investigatori parlano di movente ancora da chiarire e di due indiziati che restano ‘freddi e lucidi’ nel negare ogni addebito. Oltre al video gli inquirenti avrebbero rintracciato anche un testimone della sparatoria ,datosi alla fuga per paura.

Con Vincenzo Bontà ieri mattina in via Falsomiele è stato ucciso anche Giuseppe Vela. Bisognerà capire se anche lui fosse nel mirino o sia rimasto vittima delle circostanze. Ma la prima ricostruzione colloca anche lui fra le vittime designate per la sola colpa di essere l’operaio chiamato da Bontà per costruire il muro divisorio della discordia.

    Sul tavolo restano le modalità del duplice omicidio che da subito sono sembrate di stampo mafioso o comunque frutto di una azione mirata e organizzata, portata a termine da professionisti. Il colpo di scena, infatti ha spiazzato anche gli investigatori che avevano parlato di omicidio “strategico” da parte di Cosa Nostra già da subito. Bontà era sposato con una delle tre figlie di Giovanni Bontate, fratello di Stefano, detto il principe di Villagrazia, tra i perdenti della guerra coi corleonesi di Totò Riina.

    Giovanni, una laurea in legge, moglie e tre figlie, fu l’uomo che lasciò la famiglia mafiosa dei perdenti passando al nemico durante la guerra degli anni ’80 e ’90 tentando, inutilmente, di salvarsi la vita durante la mattanza dei corleonesi contro i Bontate.

    Ma la mafia oggi potrebbe non entrarci nulla e questo spegnerebbe almeno una delle grandi preoccupazioni degli investigatori ovvero che il delitto di ieri fosse l’inizio di una nuova faida

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