La corte di appello di Palermo ha confermato la condanna in primo grado nei confronti di Antonio Di Pietro per diffamazione ai danni dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro. L’ex pm di “mani pulite” nel 2009 aveva linkato un video su Youtube intitolato “Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone”, che riproponeva uno spezzone della celeberrima staffetta televisiva sul “Maurizio Costanzo Show-Samarcanda” del 26 settembre 1991, dedicata al coraggioso imprenditore palermitano Libero Grassi. Il titolo del video “Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone” aveva scatenato contro l’ex governatore siciliano Cuffaro gli insulti e le minacce di morte di alcuni haters, tanto da indurre lo stesso Cuffaro a presentare alla Procura di Palermo una querela contro ignoti.

I motivi della citazione di Di Pietro

L’iniziativa giudiziaria di Salvatore Cuffaro aveva però suscitato l’immediata reazione di Di Pietro, il quale, con un articolo pubblicato sul proprio sito internet, oltre a rilanciare l’accusa su una “aggressione verbale di Cuffaro a Falcone”, aveva anche solidarizzato con gli autori dei commenti, promettendo loro di sostenerne tutte le spese legali. Per questa ragione Cuffaro aveva citato in giudizio Di Pietro. Il tribunale di Palermo era giunto alla conclusione che dall’intervento di Salvatore Cuffaro nell’arena di Samarcanda del 21 settembre 1991 “non si evince un attacco diretto nei confronti del giudice Falcone. Ed anzi, appare plausibile, alla luce dei riferimenti operati dallo stesso Cuffaro nel medesimo intervento ad un ‘giudice… che prima è andato in America, poi si è ammalato… ora chiede trasferimenti….’, la ricostruzione attorea secondo cui il bersaglio delle citate critiche non era il giudice Falcone”.

L’impugnativa dell’ex magistrato

Di Pietro ha quindi impugnato la sentenza in grado di appello chiedendo, in particolare, il riconoscimento dell’immunità parlamentare. La corte di appello di Palermo ha però respinto le richieste dell’ex pm dando ragione all’ex presidente della Regione Siciliana, difeso dagli avvocati Salvatore Ferrara e Giovanni Grutta d’Auria. La richiesta dell’immunità parlamentare avanzata da Di Pietro è stata respinta per il “difetto di nesso con la funzione di parlamentare”.

Le motivazioni nel merito della corte d’appello

Nel merito, la corte ha precisato che “l’attacco del Cuffaro non è diretto alla magistratura nel suo complesso, bensì a un singolo magistrato… e più esattamente al giudice Taurisano, resosi artefice, secondo il Cuffaro, di indagini fondate su dichiarazioni non riscontrate di un pentito, la cui credibilità sarebbe stata in seguito sconfessata. Benché, infatti, nel corso dell’intervento del Cuffaro, sovente venga inquadrato Giovanni Falcone, insieme agli altri noti ospiti come Claudio Fava e Rita Dalla Chiesa, accomunati entrambi dalla perdita del loro genitore per mano mafiosa, al fine di catturare le reazioni connesse all’intervento irruente del Cuffaro, il tenore delle espressioni utilizzate da quest’ultimo induce ad escludere in radice qualsivoglia personale attacco indirizzato nei confronti del magistrato”.

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