Franco Donarelli, ironico disegnatore e illustratore di lungo corso. Attraverso le sue tavole ha raccontato in chiaro scuro eventi che hanno connotato la storia della Sicilia dell’ultimo trentennio, narrando di mafia, misfatti e soprusi con estro e sarcasmo.

Ha ripreso da alcuni giorni a collaborare con Repubblica, e nei prossimi mesi farà una mostra a Mazara del Vallo.

“In questo periodo di crisi profonda – continua – mi è capitato di dare risalto alla disperazione di chi sprofonda nella povertà a fronte di una sedicente equità sociale proclamata con becero cinismo”.

Ingegnere, ex dirigente delle Ferrovie dello Stato, Donarelli, collabora con Repubblica e per oltre vent’anni ha lavorato con Smemoranda ma spesso è andato in giro per l’Italia in qualità di giurato nei concorsi nazionali di umorismo.

In Emilia vi è stata una esposizione dei suoi disegni, nell’ambito di rassegne mensili dedicate ai maggiori autori nazionali, “Così mi sono sentito accanto – soggiunge Donarelli – a quella popolazione colpita dal terremoto, più che mai desiderosa di rimuoverne la memoria, allontanando la percezione della catastrofe”.

Una lunga carriera quella dell’ingegnere-disegnatore, “scacchista per disperazione”, scherza: ”Mi rifugio nella partite lampo che gioco su internet con avversari di tutto il mondo per evitare di vedere quello che accade fuori dalla mia finestra”.

Di recente ha illustrato il libro satirico – ma non troppo, nella sua tragicità – di Umberto Santino “Le fiabe di Nonna Eroina”.

“Diventai ‘professionista’ – ricorda – negli anni ottanta, allorché Giuseppe Fava volle produrre un inserto satirico all’interno del suo mensile ‘I Siciliani’. Quando fu assassinato la rivista perse il suo timoniere e pensai che s’era trattato della solita breve stagione finita tragicamente”.

“Ma prima di mollare mi venne l’idea – racconta – di tornare alla redazione del giornale L’Ora, dove ero già stato da ragazzo a collaborare con Giuliana Saladino, e verificare se vi fosse ancora spazio per la satira. Il direttore del quotidiano di quel periodo Nicola Cattedra e il caporedattore Bruno Carbone valorizzarono il mio lavoro”.

“Era la vigilia dei grandi processi di mafia. L’atmosfera era rovente – scava nella memoria – e la mia collaborazione con la gloriosa testata fondata dai Florio partì e durò fino alla fine degli anni ottanta. Cessò quando cambiarono i direttori, la proprietà e le intenzioni del giornale, fino alla sua annunciata estinzione del maggio 1992, giusto alla vigilia delle stragi di mafia”.

”Nel frattempo era pure in corso la mia collaborazione con ‘La Repubblica’, nell’inserto ‘Satyricon’, che proseguì – rammenta – per circa sei anni, fino alla chiusura del supplemento avvenuta dopo gli ultimi rantoli di Tangentopoli e la stagione di mani pulite”.

“Quel periodo di circa dieci anni fu sufficiente – sostiene – per ritrovarmi sulla ribalta nazionale e internazionale: in tutte le rassegne in Italia e all’estero c’è sempre qualche mio disegno (se mi ricordo di mandarlo quando me lo chiedono)”.

“Negli anni Novanta illustrai anche il mensile ‘Assemblea’”, ricorda con un sorriso. E l’anno scorso, proseguendo sulla scia di numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, è stato premiato a Salsomaggiore in occasione del World Humor Awards assieme a tanti “confratelli” di tutto il mondo.

“A volte sognai di mollare il mio lavoro di ingegnere per la satira giornalistica, l’umorismo, le illustrazioni – prosegue Donarelli – ma non lo feci sia perché la mia carriera di dirigente d’azienda mi procurava non poco entusiasmo sia perché non volevo relegarmi in un campo così economicamente precario, oltretutto anche a scapito di altri interessi culturali”.

Una pulsione antica quella per il disegno. “Mi esaltava vedere la matita di altri artisti – dice – scorrere su un foglio bianco e dar vita a forme e contenuti come se già esistessero nella pagina e l’unica azione necessaria fosse ricalcare i segni già presenti e a me invisibili”.

“Non sapevo che questo succede spesso in moltissimi campi – afferma – quando la creatività entra in gioco. Ho scoperto col tempo che si tratta di un meccanismo della mente: quelle forme sono già dentro di noi, non ancora coscienti di se stesse, e il loro trasferimento verso la materia avviene attraverso azioni non del tutto razionali, legate direi al ritmo, come in una danza”

“Una delle sensazioni più esaltanti nel disegnare, oggi che imparato a farlo anche estemporaneamente e in presenza di altri – sottolinea – mi proviene dal percepire l’attenzione dei bambini mentre mi osservano e si sorprendono nel vedere il segno fluire sul foglio come a ricalcare forme invisibili e già presenti”.

Qualche anno fa l’artista ha anche illustrato e disegnato la copertina del libro di Mario La Rocca, “Il mito di Faust”, (Marcello Clausi, editore).

E per il futuro cosa si augura Donarelli, sposato con Irene La Pica, padre di Zaira e Attilio. “Spero che i giovani che vivono questo momento di grave difficoltà – risponde – si evolvano eticamente e culturalmente al di là di quei confini che le generazioni passate non hanno saputo mai varcare”. Un cammino verso il futuro, con il “sorriso sulle labbra e joie de vivre”

“Donarelli è un protagonista della satira – afferma il giornalista Giovanni Franco – con i suoi disegni ha raccontato in controluce e con ironia gli ultimi 35 anni della storia italiana e siciliana in particolare. Con una visione che ha spaziato in ogni direzione senza mai incappare nella retorica o nel cinismo”.