Combattere il razzismo in tutte le sue forme, per far comprendere, a partire dalle piccole generazioni, che siamo tutti uguali.

Così il maestro Doudou Diouf, nei panni del “griot”, cantastorie africano, ha coinvolto con il suo racconto e la sua musica centinaia di bambini delle scuole medie e primarie di Partinico. I piccoli hanno partecipato con vivace interesse. Sotto i loro sguardi sinceri e puliti si è svelata l’Africa dalla antichissima civiltà, un continente martoriato e depredato, che reca ancora i segni di antiche sofferenze, ma che si offre come modello di vita semplice e autentica.

“Noi eravamo pure così”: ha esclamato una maestra quando Doudou si soffermava sull’importanza degli anziani e del grande rispetto verso i genitori che è vivo ancora nel suo paese. “Quando un anziano muore, brucia un’intera biblioteca”: il silenzio assorto dei bambini accoglie questa frase dalla semplice saggezza, frase che forse un tempo era attuale anche nel nostro occidente, ora postmoderno, consumista e individualista.

Doudou ha parlato di una realtà fatta di condivisione e di gioie semplici e vere, libere dal consumismo e dalle nostre felicità effimere.

Se il “griot” coinvolge col suo racconto, l’artista Doudou travolge i bambini con la sua musica, (l’uso di tanti linguaggi compreso quello musicale, del resto, è pure prerogativa della figura del griot), e alla fine la sala teatro risuona di tamburi, djembe, e vari strumenti a percussione.

“La nostra casa non ha porte”, dice Doudou. Anche i cuori dei bambini non ne hanno. Forse anche il mondo non dovrebbe averne.

Dicono gli organizzatori: “Grazie a tutti coloro – professori e dirigenti delle scuole Archimede, Cassarà, Privitera- che a Partinico, territorio non facile, hanno reso possibile questo evento dal valore educativo non indifferente”.