Un incontro con il Premier Mario Draghi per definire gli ultimi passaggi per l’attuazione delle Zone Franche Montane con particolare attenzione al riconoscimento dell’Iva all’importazione.

A chiederlo con una lettera il comitato operativo dei sindaci in rappresentanza dei territori interessati dalla norma.

La lettera

“I sottoscritti, in condivisione di impegno con oltre 133 amministrazioni comunali delle Terre alte di Sicilia, con le organizzazioni regionali di categoria – datoriali e sindacali -, da tempo sollecitano la fiscalità di sviluppo quale misura di politica economica adottabile dal Parlamento siciliano per il rilancio delle zone interne dell’isola e così contrastare il lento processo di spopolamento che perdura da tempo”.

“Come è noto – si legge nella missiva – tale norma è integralmente compatibile con le vigenti disposizioni legislative
e regolamentari nazionali e comunitarie. In tal senso, nella seduta n° 162 del 17 dicembre 2019, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato le “Disposizioni concernenti l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia”,
quale legge voto da sottoporre, ai sensi dell’articolo 18 dello Statuto regionale, al Parlamento della Repubblica”.

“Al Senato – ricordano – tale legge è stata annunciata nella seduta n° 189 dell’11 febbraio 2020 e il 6 maggio 2020, è stata assegnata alla Commissione Finanze e Tesoro in sede redigente e, per i rispettivi pareri alle commissioni 1ª (Aff. costituzionali), 5ª (Bilancio), 10ª (Industria), 11ª (Lavoro), 13ª (Ambiente), 14ª (Unione europea) e Questioni regionali. Nella seduta del 16 Marzo 2021 la commissione ha richiesto alla Ragioneria generale dello Stato una relazione tecnica in merito alla copertura finanziaria indicata dall’Ars nell’articolo sei e sugli emendamenti presentati, in Commissione Finanze e Tesoro, che intervengono sulla stessa”.

“Al momento, secondo la dichiarazione del Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, “non ci può essere alcunché che ritardi il lavoro della Commissione e dell’Aula”.

Una battaglia di civiltà

A supporto della nostra battaglia di civiltà, in merito alla copertura finanziaria a regime (per la fase di avvio pare che le risorse, se pur non bastevoli, siano state individuate) abbiamo evidenziato che il Parlamento regionale nella seduta dell’11 maggio con il parere favorevole del Governo regionale, ha approvato apposito Ordine del Giorno che
“impegna il Presidente della Regione Siciliana a porre in essere tutte le interlocuzioni istituzionali opportune, affinché la Commissione paritetica adotti provvedimenti idonei a trovare adeguata copertura finanziaria a sostegno delle disposizioni concernenti l’istituzione delle zone franche montane anche destinando, in via prioritaria, a
quest’ultime le risorse provenienti dal gettito dell’Iva all’importazione”.

Sono 159 i centri siciliani che rientrano

Sono in tutto 159 i Comuni siciliani che rientreranno fra le Zone franche montane e che potranno usufruire dei benefici previsti dalla legge in termini di fiscalità di vantaggio e contributi sociali.

Un primo elenco comprende i 117 Comuni che hanno una popolazione residente inferiore ai 15mila abitanti (sulla base di rilevazione Istat 2020) e con un territorio con oltre il 50 per cento della superficie totale posto ad almeno 500 metri sul livello del mare: 44 sono in provincia di Messina, 37 a Palermo, 15 a Catania, 8 a Enna, 5 a Siracusa, 3 nel Nisseno e nell’Agrigentino e due a Ragusa.

Un secondo elenco comprende complessivamente 42 Comuni situati in aree densamente edificate e poste sempre al di sopra di 500 metri sul livello del mare, con meno di 15 mila abitanti, ma nei quali sono presenti fenomeni di spopolamento calcolati in funzione dell’andamento demografico degli ultimi 50 anni. Di questi: 10 ricadono nella provincia di Palermo, 7 nell’Agrigentino, nel Messinese e nell’Ennese, 6 a Caltanissetta, 3 a Catania, e uno a Ragusa e a Trapani.

L’elenco completo dei Comuni interessati

Ad essere interessati sono i territori di 159 comuni individuati con delibera di giunta regionale che ha indicato la perimetrazione. L’articolo 5 comma tre specifica che le attività che potranno usufruire dei benefici dovranno essere collocate al di sopra dei 500 metri sopra il livello del mare

Un elenco lungo e dettagliato che riportiamo nelle sue 5 cartelle originali