Gli agenti della Squadra mobile di Ragusa hanno arrestato due imputati del processo Agnellino su un vorticoso traffico di droga tra Comiso e Scicli che hanno rimediato una condanna definitiva. B.P. ha avuto una pena residua pari a 2 anni e 10 giorni di reclusione mentre C.R., una donna, ha incassato una sentenza pari a 5 anni e 9 mesi.

I due furono arrestati il 3 aprile del 2014  al termine dell’ operazione Agnellino insieme ad altre 18 persone, raggiunte dalle ordinanze di custodia cautelari emesse dal gip del tribunale di Catania  su richiesta della Procura Distrettuale di Catania.

Peraltro, nel contesto delle indagini della polizia, B. P. fu anche fermato perché, a seguito di una perquisizione all’interno di un’azienda agricola a Donnalucata, nel territorio di Scicli, vennero rinvenuti 4 scatoloni di cartone, contenenti  19 involucri di plastica con 2 kg di marijuana ciascuno, per un totale di 37,65 kg.

Nell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Catania si scoprì il coinvolgimento della cosca mafiosa Dominante-Carbonaro di Vittoria e di alcuni albanesi che si sarebbero occupati di importare la droga dal loro  paese d’origine. Inoltre, emerse la partecipazione di diversi pastori, da cui il nome dell’operazione agnellino. Un  agnellino, secondo la tesi della Dda di Catania, corrispondeva ad un chilogrammo di droga.  La base dell’organizzazione era Comiso, ma si estendeva su tutta la provincia ragusana, in particolare a Scicli ed a Santa Croce Camerina. Dai calcoli compiuti dagli inquirenti il giro di affari fruttava ogni mese centinaia di migliaia di euro.

La droga sarebbe stata nascosta nel sottosuolo dei terreni usati per gli allevamenti di bestiame e nei vivai di alcuni affiliati. Un nascondiglio che avrebbe permesso una buona conservazione della marijuana poi scoperto nel 2011 dagli agenti della Squadra mobile di Ragusa e del commissariato di Comiso, autori di un sequestro di un maxi sequestro di droga,  seppellita sotto diversi metri di terra.