L’effetto e la pura del coronavirus arriva nel carcere palermitano Lorusso di Pagliarelli. Come in altre istituti di pena in Italia anche nel carcere palermitano è scoppiata una rivolta dei detenuti.

Fuori dalle finestre del carcere i detenuti stanno bruciando lenzuoli e carta per attirare l’attenzione. Hanno iniziato a battere contro le sbarre delle celle.

“La situazione al momento è sotto controllo – dice la direttrice del carcere Francesca Vazzana – I detenuti stanno protestando e noi stiamo cercando di dialogare con loro. Certo le preoccupazioni sono comprensibili. Anche da parte nostra siamo preoccupati. Gestire in carcere dove ci sono 1400 detenuti non sarebbe semplice la gestione dell’emergenza. Anche perchè in una cella spesso sono in quattro e mantenere le distanze previste non è semplice”.

Già in giornata diverse le proteste. A Modena nel primo pomeriggio i detenuti, protestando per le misure di prevenzione per il Covid-19, si sono barricati nell’istituto, Da cui è stato visto uscire del fumo. Il personale è stato fatto subito uscire e sul posto è arrivato anche il prefetto. I carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi” spiega il segretario Di Giacomo.

Alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale c’è invece la sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus. I detenuti si sono arrampicati sui muri interni del penitenziario e parallelamente, al di fuori, si è svolta la protesta dei parenti che hanno chiesto per i loro familiari reclusi indulto, amnistia o arresti domiciliari. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio.

Le misure applicate ai colloqui sono state l’ultima goccia anche per i detenuti di Frosinone dove un centinaio di detenuti si sono barricati all’interno della seconda sezione, da cui si scorgeva del fumo. Sul posto è accorso il garante regionale Anastasia: “Per il momento siamo in fase di attesa. Non si vuole fare alcuna azione di forza per non creare tensioni. Siamo in trattativa”. Aggiungendo che non ci sono stati episodi di violenza contro il personale.

 

Il leader della Lega controbatte dicendo “L’emergenza Coronavirus non dev’essere la scusa per spalancare le porte delle case circondariali. Solidarietà alla polizia penitenziaria e a tutte le forze dell’ordine: Bonafede troverà il tempo di occuparsi anche di loro?”. C’è, però, il timore che ora la protesta si allarghi ulteriolmente e in questa difficile situazione, la leader dell’Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria, Daniela Caputo, propone di usare il pugno di ferro e punire chiunque effettuerà altre rivolte.

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