E’ tornato in libertà Pippo Gianni, il dimissionario sindaco di Priolo  ai domiciliari da ottobre in quanto coinvolto nell’inchiesta della Procura di Siracusa che lo accusa di concussione.

La decisione dopo le dimissioni

La decisione è stata assunta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa, poche ore dopo le dimissioni di Gianni da capo dell’amministrazione comunale. Non avendo più incarichi nell’ente di Priolo, sono cadute così le esigenze cautelari per l’esponente politico, rinviato a giudizio con il rito immediato. Si presenterà al palazzo di giustizia di Siracusa il 10 marzo prossimo, alla prima udienza del processo.

La tesi della Procura

Secondo la tesi della Procura, Gianni avrebbe esercitato pressioni a due aziende del Petrolchimico perché assumessero persone a lui vicine e concedessero dei lavori ad una azienda di Priolo.  Gli inquirenti sono riusciti a costruire il castello d’accuse anche grazie alle intercettazioni, telefoniche ed ambientali, ed alle microcamere sistemate nella stanza dell’ormai ex sindaco di Priolo.

La difesa

Gianni ha spiegato di non aver mai minacciato i vertici dei colossi industriali, rivendicando, invece, la sua azione politica, votata alla difesa del territorio. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha ammesso di aver chiesto assunzioni e commesse per le aziende locali purché il personale e le imprese fossero qualificati. Gianni ha sottolineato che queste sono dinamiche che rientrano nell’attività di un sindaco, soprattutto in un territorio in cui la presenza degli stabilimenti industriali è ingombrante, “con conseguenze significative in tema di ambiente e di salute”.

In merito alle minacce ai funzionari del Comune, il sindaco ha precisato  di essere entrato in conflitto con questi funzionari che si sarebbero mostrati poco competenti e poco fedeli all’istituzione locale. Ha, infine, rigettato l’accusa di aver chiesto ad un’azienda, in merito ad un appalto del Comune, un contributo per una squadra di calcio locale

 

 

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