Rischia di esplodere la situazione a Cassibile, quartiere alla periferia sud di Siracusa, sulla presenza della baraccopoli che ospita circa 300 migranti, braccianti agricoli impiegati negli appezzamenti di terreno della zona. Un centinaio di residenti si sono recati nella struttura, ricavata in una area priva di condizioni igieniche e sanitarie, per chiedere l’allontanamento degli stranieri.

Una protesta scaturita dopo due recenti episodi accaduti a Cassibile che hanno visto come protagonisti alcuni migranti. Un paio di giorni fa, un sudanese ed un algerino, ospiti della baraccopoli, hanno minacciato con un coltello la titolare di un bar che ha poi chiesto soccorso alla polizia. I due sono stati denunciati e trasferiti in un centro di accoglienza a Bari per essere espulsi. Poche ore fa, un altro migrante, anch’esso residente in quella struttura, è stato visto girare nudo lungo la via Nazionale, la strada principale di Cassibile. Il giovane straniero è stato poi accompagnato nella caserma dei carabinieri per degli accertamenti.

“Stiamo cercando di placare gli animi – spiega Ferdinando Buceti, capo di Gabinetto della Questura di Siracusa – e di indurli alla ragione. Siamo presenti in misura congrua e ci auguriamo che la situazione non degeneri”. Ci sono anche i carabinieri della stazione di Cassibile nella struttura che, da mesi, è al centro di aspre polemiche. Nelle settimane scorse, la parlamentare nazionale e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha chiesto al Governo la rimozione della struttura che, però, secondo quanto prevede la Regione dovrebbe essere sanificata e bonificata anche in virtù di un finanziamento di circa 750 mila euro, frutto di un emendamento del presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava. I sindacati hanno, invece, denunciato lo sfruttamento di questi braccianti, parte dei quali lavora nei fondi agricoli senza contratto. Non si tratta di una protesta del tutto nuova, qualche mese fa gli stessi residenti, che si sono rivolti al Prefetto, si resero protagonisti di un flash mob per chiedere condizioni migliori nella baraccopoli nel periodo più caldo dell’emergenza sanitaria.

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